La Mandragola, al Teatro Vittoria la divertente commedia degli inganni

Il capolavoro di Niccolò Machiavelli scritto oltre cinque secoli fa, è ancora capace di sostenere i palchi di oggi pieno di tutta la sua attualità. In scena al Teatro Vittoria fino al prossimo 9 aprile, La Mandragola, diretta e interpreta da Jurij Ferrini, è una potente satira sulla corruttibilità della società italiana dell’epoca e, a ben vedere, anche di quella dei tempi attuali. Anche l’originale lingua machiavellica del XVI secolo che il regista sceglie di mantenere, malgrado la difficoltà per l’orecchio moderno e i numerosi latinismi, risulta qui particolarmente efficace grazie alle interpretazioni degli attori che, con vena comica e intrusioni contemporanee, riescono a farsi intendere benissimo.

la MandragolaLa storia è quella ben nota del giovane e astuto Callimaco che, innamorato della bella Lucrezia moglie dello sciocco dottor in legge messer Nicia, fa di tutto per conquistarla e portarla a letto. Con l’aiuto del servo Siro e dell’amico Ligurio, Callimaco riesce a convincere con l’inganno messer Nicia che l’unico modo per avere i figli che la coppia sterile non riesce ad avere, sia di somministrare a Lucrezia una pozione di mandragola, da cui la commedia prende il titolo. La pianta, essendo però oltre ad un arbusto officinale dalle proprietà magico-alchemiche, anche altamente tossica, ha tuttavia il potere di uccidere il primo che abbia rapporti con la donna. La soluzione sarà dunque quella di infilare nel letto di Lucrezia un garzone che si “sacrificherà” come vittima predestinata mentre in realtà, a finire tra le grazie della bella moglie sarà il meschino Callimaco che riuscirà ad ottenere quello che vuole, compresa la gratitudine dell’ignaro messer Nicia, felice della futura paternità.

Un “amante meschino”, un amico “parassita senza scrupoli”, un’adultera accondiscendente, un prete corrotto e uno sciocco marito che alla fine risulta essere l’unica vittima della beffa. La commedia machiavellica ha tutto per poter essere recitata con un efficace registro comico che strappa al pubblico non poche risate. Un testo antico ma al contempo incredibilmente attuale che il regista adatta agli abiti moderni dei protagonisti, alla musica da talk show e ad una scenografia tratteggiata a china che comprende anche un sportello bancomat. Elementi che danno un evidente e voluto senso di straniamento, riuscendo alla fine a regalare un’originale e divertente versione di questa, sempre attuale, commedia dell’inganno, nell’eterna dialettica tra i furbi che, impuniti, si fanno beffa degli sciocchi.

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@vale_gallinari