Primarie dei circoli PD: Renzi scala l’Olimpo
Si sono concluse le primarie dei circoli PD, Renzi stranvince con il 68% tra gli iscritti, unici abilitati a votare in questa prima fase elettorale che si concluderà il 30 aprile, giornata in cui il voto sarà aperto a tutti, tesserati e non. Il congresso proclamerà il nuovo segretario del Partito Democratico, domenica 7 maggio.
Tre gli sfidanti in corsa: Matteo Renzi, Andrea Orlando e Michele Emiliano, attestatisi rispettivamente al 68,22%, 25,42% e 6,36% su un’affluenza che si è aggirata intorno al 58,1% (235mila votanti su 430mila). La mozione renziana ha fatto incetta di consensi rispetto agli altri candidati, anche se il tutto per tutto lo decideranno i gazebo del 30 aprile. Dati impressionanti per l’attuale segretario, Matteo Renzi, che vince a mani basse in 20 regioni. Dalla Liguria alla Puglia (regioni d’origine dei suoi competitors), sino al Lazio e alla Capitale (nulla ha potuto l’endorsement del presidente Zingaretti verso Andrea Orlando). Il panzer del Sindaco d’Italia si quota poi oltre il 60% anche in Lombardia, Toscana, Veneto, Marche, Emilia, Umbria, Piemonte e tutto il meridione. «Sono risultati incredibili, vanno oltre le previsioni» fa trapelare l’ex premier mentre il vicesegretario, Lorenzo Guerini, ha subito espresso la sua «soddisfazione per un risultato che vede in Renzi il segretario in cui i nostri iscritti ripongono fiducia e speranze».
Non mancano però le polemiche sul fronte opposto, Andrea Orlando ha denunciato in una mozione «anomalie» nel voto dei circoli (a Catania in 400 avrebbero votato senza essere tesserati). Intervistato, poi, a In mezz’ora ha sollevato perplessità sull’affluenza: «Il calo è di un terzo del numero degli iscritti. Mi auguro che il 30 aprile sia l’occasione per invertire questa tendenza. E approfitto per lanciare un appello: mi auguro che quel giorno votino oltre 2 milioni di persone, sotto questa soglia sarebbe un duro colpo per tutto il Pd». Dalla sua Michele Emiliano, ultimo degli ultimi in questa prima fase del girone democratico, non si dà per vinto dichiarando: «La nostra è l’unica mozione realmente alternativa ai mille giorni che si sono conclusi con le dimissioni del presidente del Consiglio e del nostro segretario del partito. Il nostro è un altro modo di concepire la politica, basato sul “noi” senza leader onnicomprensivi e personalistici con una squadra capace, che conosce tutti i territori e che darà spazio alle autonomie locali», puntando tutto sul suo ruolo d’outsider.
E Renzi? Gongola. Lasciata a Maria Elena Boschi la consueta replica di smentita su ipotetici brogli, si gode da Pontassieve la vittoria schiacciante. Il commento dell’ex premier resta tuttavia pacato: «Calma ragazzi, il partito deve restare unito, io voglio dimostrare che non sono divisivo». Anche se non resiste a una battuta sul Guardasigilli: «Era convinto di andare molto meglio, ha preso una bottarella, lo ha capito e ha dato segnali di nervosismo, protestando per il voto, ma io sono convinto che io e lui possiamo lavorare insieme». Su Emiliano nessuna dichiarazione, anche se ha detta dei renzianissimi il suo è definito «il peggior risultato di un ex giudice dai tempi di Ingroia».
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