Aleksey Navalny: l’Occidente ha un nuovo eroe
“Un nuovo episodio offensivo nei confronti della democrazia, una nuova macchia sulla storia più recente di Mosca. Sabato 26 marzo il mondo intero ha conosciuto l’ingiustizia subita da Aleksey Navalny, blogger e attivista classe 1976, principale oppositore politico di Putin e di altri elementi di spicco dell’esecutivo russo. La polizia ha infranto sul nascere le speranze di migliaia di persone scese pacificamente in piazza, sotto l’egida del principale leader d’opposizione, per esprimere il proprio dissenso nei confronti della corruzzzz…”:
se il sottoscritto fosse un giornalista di Repubblica, Messaggero, Corriere o altri, l’incipit di un ipotetico pezzo dedicato a quest’evento suonerebbe più o meno così. E’ facilmente verificabile ai link allegati ai nomi delle testate.
Proviamo a verificare i fatti alla luce del sole, dimostrando come siano stati travisati ad arte dai grandi media.
“Navalny, il principale leader d’opposizione”
«Durante la manifestazione anticorruzione a Mosca e in altre città, il leader dell’opposizione Alexey Navalny è stato fermato dalla polizia». Secondo “La Repubblica”, Alexey Navalny sarebbe “il leader dell’opposizione”. Attraverso questa semplice frase, uno dei principali quotidiani dello stivale sta cercando di trasmettere al suo lettore l’idea che:
- esista in Russia non una semplice opposizione, bensì L’opposizione, inquadrandola dunque come un movimento univoco e ben organizzato, allontanando così l’idea di un assembramento confusionario e disunito nell’opera di contrasto alle politiche di Putin
- quest’ultima sia guidata da un uomo carismatico, capace di raccogliere molto consenso e in grado di fronteggiare il mostro a tre teste, Vladimir Putin
Cerchiamo allora di conoscere (politicamente) Alexey Navalny: amato dai media occidentali, ma allo stesso tempo ostentante una spiccata vena nazionalista (ne parleremo tra poco), il blogger russo arriva ad ottenere il 27% dei consensi alle amministrative di Mosca del settembre 2013. Un buon risultato (nonostante la contestuale elezione alla carica di sindaco di Sobyanin) che però non basta ad elevare Navalny al ruolo di principale oppositore del Cremlino: basti guardare al risultato ottenuto dal suo partito alle ultime politiche (settembre 2016) confinato all’esterno della Duma con lo 0,69% dei consensi. Nonostante l’attivista russo non potette partecipare alle elezioni, dato che su di lui pendevano due condanne penali, il risultato ottenuto dal partito progressista offre la giusta misura di ciò che Navalny rappresenta all’interno della Federazione russa: il nulla cosmico.
Questo personaggio tanto amato dall’occidente, è tanto importante in patria quanto lo è Fausto Bertinotti in Italia. Non ci credete? Guardate cosa ha fatto Enrico Mentana (dato che può ormai considerarsi custode della verità assoluta) sui social.
“Le piazze si riempiono”
Analizziamo ora tre fenomeni contestuali e numericamente simili (?) per offrire un perfetto esempio di manipolazione mediatica.
Il 25 marzo si svolgevano a Roma, come noto, le cerimonie per i sessant’anni dei trattati europei. Per le vie della capitale erano presenti sia anti che pro Unione europea, euro e tutto ciò che ne discerne. I numeri di queste manifestazioni, come di quella rispondente al nome di Navalny a Mosca, oscillerebbero tutti sotto le diecimila unità. Vediamo come Repubblica (ma si potrebbero prendere a riferimento tanti altri quotidiani e televisioni) analizza la manifestazione pro-Europa:
I numeri a livello di presenze sono più o meno gli stessi, ma il tono riservato alla manifestazione “eurostop” è decisamente differente.
Trattamento ben differente viene invece riservato alla manifestazione anti-corruzione di Mosca (una di quelle organizzate da Navalny). Repubblica arriva addirittura a parlare, scadendo nel ridicolo, di una Russia “incandescente” dove la tensione sarebbe “altissima“. Basterebbero dunque 8000 persone scese in strada in una metropoli che annovera 15 milioni di abitanti per tirar fuori simili termini.
Ciò che più fa digrignare i denti è invece la totale assenza di rilevanza conferita a un altro evento del weekend, ben più importante. Una marea umana scende in strada a Sanaa, capitale yemenita, per dire basta alle bombe saudite. Basta questo video per capire di cosa si tratti, anche solo per un fattore numerico.
Gli arresti
Anche in Russia esistono delle leggi (ebbene sì!) e se una manifestazione non è autorizzata, un’ eventuale partecipazione a tale evento da luogo a un concetto molto semplice: l’infrazione delle regole.
Consumare le tastiere di ogni redazione italiana per piangere lo stato di fermo di una persona che ha violato delle leggi (lo ha dichiarato lui stesso al Washington Post), è una pratica alquanto farsesca. Soprattutto se si considera che Navalny dovrà scontare solo quindici giorni di carcere e pagare circa 300 euro di ammenda per aver opposto resistenza a un pubblico ufficiale.
Si è parlato ovunque di violazione di diritti costituzionali e di libera espressione del pensiero. Viene però da chiedersi come mai queste parole non vengano dedicate ai pullman di no-tav fermati prima di arrivare a Roma per il corteo eurostop, o ai membri del comitato no-tap che in queste ore, in Puglia, stanno subendo le cariche della polizia per difendere la propria terra.
Contraddizione in termini
Per concludere questo requiem dell’informazione italiana, ricordiamo alcune uscite dell’ “Edward Snowden russo” (così la stampa occidentale ama definirlo).
- In riferimento alle popolazioni del Caucaso ha detto: “Chiunque potrebbe uccidere uno scarafaggio calpestandolo, ma siccome sono umani è consigliabile utilizzare le pistole”
- Durante la campagna elettorale per le amminsitrative di Mosca (2013) Navalny si sarebbe chiaramente detto contrario all’immigrazione, ritenendo necessaria “una lotta all’immigrazione illegale” e relegando quest’azione all’interno di un’ “agenda nazionalista”
- Sull’Ucraina: “La politica estera russa dovrebbe essere improntata verso una nuova integrazione con l’Ucraina, dato che non c’è nessuna differenza tra russi e ucraini”
Come mai una stampa tanto vicina a posizioni liberiste, anti-Mosca e assiduamente contraria a qualsiasi tipo di frontiera, si ritrova ora a inneggiare a un personaggio con certe idee? Qualcuno avrebbe dedicato un ormai celebre epiteto a certa stampa, ma in questo caso sembra semplicemente di essere davanti a un’ostinazione senza senso.
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