L’Europa del futuro a 60 anni dai Trattati di Roma
Unità, sicurezza, crescita economica e diritti sociali: da questi principi, riconfermati in occasione della celebrazione per i 60 anni dei Trattati di Roma, riparte l’Europa. Il compleanno della Comunità fondata nel 1957 si è celebrato con piglio ottimistico, a dispetto delle tante minacce che pesano sui 27 stati membri – esclusa la grande assente Gran Bretagna. Ma quale sarà l’Europa del futuro? Alla sua nascita il club europeo assorbì paesi appena liberati da dittature fasciste e paesi dell’Est che si ritrovarono stati sovrani dopo l’implosione dell’Unione Sovietica. Oggi l’Unione Europea non sembra meno disomogenea, pur restando una delle principali potenze economiche. E con tutta probabilità continuerà ad esserlo anche nel 2060, quando la sua popolazione rappresenterà soltanto il 4% di quella mondiale. Il testo approvato durante l’incontro romano è stato necessariamente vago per incontrare i consensi di tutti i leader, che hanno tra loro posizioni anche molto diverse. Le decisioni difficili sono rimandate al superamento degli ostacoli elettorali, lasciando aperte più possibilità per il futuro europeo.
L’Europa “a più velocità”
La crisi economica ha messo a nudo le divergenze tra Nord e Sud del continente rendendo difficile la convivenza tra chi invoca politiche di austerity e chi invece chiede maggiore flessibilità. La possibile soluzione avanzata dal presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker ravvisa un’Europa a due velocità che piace a Merkel e Hollande, ma meno a quei Paesi che temono di restare indietro. Difficile, inoltre pensare che un progetto simile possa essere attuato senza cadere in contraddizione con uno dei capisaldi dell’UE: la sua unità e indivisibilità. Nei fatti però, questa situazione esiste già e i suoi effetti nefasti sono sotto i nostri occhi, nell’avanzata dei movimenti euroscettici e populisti.
Nella morsa Russia-USA
Oltre ai problemi interni, alla questione terrorismo e immigrazione, l’Europa si trova stretta tra due fuochi: da una parte minacciata dall’aggressività crescente della Russia in Siria e Ucraina e dall’altra dallo scetticismo di Trump. Un’Europa debole e ridimensionata conviene sia al Cremlino che a Washington, soprattutto per quanto riguarda il modello di economia sociale di mercato, apertamente criticato dal presidente degli Stati Uniti. Ma conviene anche alla Turchia, che da candidata di lunga data all’ingresso in UE si ritrova ora isolata. Il presidente turco Erdogan ha infatti tutta l’intenzione di garantirsi una posizione forte per far passare un referendum poco democratico che gli garantirebbe maggiori poteri, riforma che piace poco ai leader europei e che poco ha a che vedere con i suoi valori.
La fine se vincono i populisti
Restare nella situazione attuale significherebbe sopravvivere nella mediocrità. Ma altre soluzioni rischiano di infrangersi contro lo scoglio del populismo, come l’intento di applicare all’Unione un grande progetto federalista. Determinante sarà il voto francese del prossimo 23 aprile: l’eventuale vittoria di Marine Le Pen farebbe crollare l’UE certificando la fine del percorso iniziato 60 anni fa. Dall’appuntamento francese dipendono la fine o un nuovo inizio.
Lo spettro della Brexit e il caso Scozia
Se il nuovo referendum per l’indipendenza passasse, il Regno Unito potrebbe essere sostituito nell’UE dalla Scozia scontenta per la Brexit. A due anni e mezzo dall’ultima consultazione popolare su un’eventuale scissione molte cose sono cambiate, dal quadro politico ai sondaggi: il fronte indipendentista scozzese è dato in crescita e in sostanziale parità con la fazione di chi vuole restare. Comunque andrà, una Brexit “buona” per l’Europa è impossibile, senza contare che l’addio della Scozia potrebbe aprire la strada anche all’abbandono di Galles e Irlanda del Nord. Per alcuni, in quanto a diritti e welfare, è ancora il posto migliore al mondo dove nascere, ma il destino dell’Europa dipende da come gestirà le minacce che potranno portarla a fondo, sia quelle esterne che quelle interne che negli anni non ha saputo arginare.
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