Odissea, al Teatro Vittoria l’archetipo di ogni viaggio

“Narrami, o musa, dell’uomo dal multiforme ingegno, che a lungo vagò dopo ch’ebbe distrutto la sacra città di Troia. Visitò molti paesi, conobbe tanti uomini, patì indicibili dolori, nell’animo e sul mare, lottando per la sua vita e per il ritorno dei suoi compagni”. Questo il proemio dell’Odissea che tutti conosciamo, il grande poema epico che più di ogni altro è stato testo di riferimento per buona parte della letteratura occidentale, affascinando e ispirando nel tempo poeti e scrittori di ogni epoca. La moderna versione prodotta da KHORA.Teatro Odissea da Omero a Derek Walkott, in scena al Teatro Vittoria fino al prossimo 19 marzo, intende offrire la pubblico proprio quel labirinto di incontri letterari che hanno fatto del mito di Ulisse, o meglio di Odisseo come nell’originale versione greca, l’archetipo di ogni viaggio.

OdisseaCon riferimenti che vanno dall’Ulisses di James Joyce, passando per Dante e Melville fino all’Omeros del premio Nobel Derek Walkott, la narrazione proposta dai registi Vincenzo Manna e Daniele Muratore, si concentra necessariamente solo su alcune delle tappe del viaggio di Odisseo, quelle chiaramente più salienti come l’incontro con il Ciclope, quello con Circe e le sirene, la partenza di Telemaco per Sparta e infine, l’agognato ritorno a Itaca. Il susseguirsi delle vicende avviene in uno spazio scenico labirintico e metaforico costituito da un’imponente struttura metallica, in cui gli attori si muovono evocando i diversi luoghi e momenti grazie all’ausilio di pochi elementi altamente simbolici: una ruota di bicicletta allude al timone della nave, lo sciabordio del mare e l’infrangersi delle onde vengono riprodotti con il semplice movimento di taniche piene d’acqua, mentre una panca di legno viene a rappresentare la conchiglia dentro cui Odisseo torna a Itaca. Dopo averlo visto qualche mese fa in Costellazioni, ad impersonare il curioso, ribelle e avventuroso Odisseo è un incredibile Jacopo Venturiero, perfetto nel suo ruolo di uomo addolorato dalla mancanza della sua terra e della sua Penelope, ma al contempo spinto dall’irrefrenabile volontà di conoscere tutti i limiti dell’uomo e del disumano. In seguito a mille avventure e peripezie, com’è noto, Odisseo troverà la via di casa e lo farà grazie alla sua capacità di trasformarsi, di assecondare gli imprevisti e in base a questi, ridisegnare la sua rotta.

I registi hanno dunque deciso di partire dal più classico dei classici per restituirci i personaggi dell’Odissea più vicini di quanto ricordiamo da sbiadite reminiscenze scolastiche: eccentrici, emarginati, incompresi, reali, contemporanei. Personaggi di ieri e di oggi, con debolezze e perversioni identiche in ogni epoca, moderni, eppure senza tempo nella loro universalità. Manna e Muratore raccontano l’epico viaggio di Ulisse come metafora dei nostri tempi, degli infiniti incontri e infiniti mostri che attraversano il tortuoso percorso di ognuno di noi. Uno spettacolo originale e moderno per riscoprire la contemporaneità del ciclo omerico a oltre 2700 anni dalla sua stesura e il fascino che evoca il tema del Nostos (corrispondente greco di “viaggio”) che origina la parola “nostalgia” quindi dolore, mancanza. L’itinerario di Odisseo è desiderio, tensione di conoscenza e di ricerca, ma anche distacco, esilio, perdita, allontanamento da sé e dalle cose più care. Un viaggio che è esperienza della vita stessa per poi far ritorno alle origini e riconciliarsi all’amata, “petrosa” Itaca.

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@vale_gallinari