Un Porcellum travestito da Italicum

«Dobbiamo riformare la legge elettorale», questo il ritornello che ha scandito campagne su campagne. Un governo tecnico e poi uno delle larghe intese per fare le riforme condivise, eppure nessuno ha sfiorato il porcellum. Ci voleva Renzi, che ha presentato il suo scintillante Italicum… O forse è solo un’illusione?

Michele Ainis sul Corriere della Sera parla di Renzi come di un abile prestigiatore e in effetti la sua manovra è rapida e ingannevole come quella del gioco delle tre carte. L’Italicum prende a modello il sistema elettorale spagnolo e con un taglia e cuci vi fa qualche modifica. Il risultato è un proporzionale con possibilità di doppio turno: se qualcuno prende almeno il 35% dei voti si conquista il premio di maggioranza (al massimo del 18%) fino ad aggiudicarsi il 53% dei seggi; se nessuno raggiunge il 35% dei consensi le due coalizioni più votate vanno al ballottaggio. La Corte Costituzionale aveva bocciato come incostituzionali le parti del porcellum riguardanti il premio di maggioranza e le liste bloccate. A sostituire la legge ingiusta ci pensa il rottamatore, il nuovo che avanza, che propone il modello Italicum che tuttavia, a ben vedere, mantiene un premio di maggioranza per una soglia che tutto sommato è ancora bassina (i costituzionalisti chiedono che scatti almeno con il 40% dei voti), e il premio è decisamente consistente e regala al partito più votato un numero di seggi quattro volte superiore a di quelli della Lega, tanto per darne un’idea. L’Italicum continua inoltre a privare gli elettori della possibilità di esprimere le preferenze. Si voteranno mini-liste ancora bloccate con quattro-cinque candidati. Dunque restano, seppur formalmente modificati, i due mali del porcellum. E allora la novità dov’è?

A ben guardare la novità c’è, ma non è accolta in maniera uniforme. Per qualcuno l’Italicum assicura maggiore governabilità, per qualcun altro uccide il pluralismo. Per evitare proliferazioni partitiche e liste civetta lo sbarramento sale infatti al 5% per i partiti in coalizione, è al’8% per i partiti che corrono da soli e al 12% per le coalizioni. Di qui l’ira dei partiti più piccoli, che si sentono minacciati e non ci stanno. Ma le insofferenze sono diffuse. Sartori, che aveva già coniato il nome ‘porcellum’ ribattezza la proposta renziana ‘pastrocchium‘, un pasticcio che non rimedia ai problemi. Grillo grida che l’accordo nato tra Renzi e Berlusconi è un ‘pregiudicatellum‘. Ma, al di là degli errori di tipo costituzionale che possono esserci nel testo proposto, lo sbaglio più grande che il centrosinistra continua a commettere è quello di riesumare un Berlusconi che finalmente eravamo riusciti a esiliare nel mero gossip con il suo Dudù.

L’errore politico di cercare l’accordo con Forza Italia mentre ci si tira addosso il dissenso degli alleati può creare rotture interne. Sel è insoddisfatto, Cuperlo nel corso della presentazione del’Italicum ha lasciato il tavolo della presidenza per sedersi tra i delegati. Il centrosinistra, come al solito, ne esce frantumato mentre a Berlusconi viene ridata la parola. Insomma Renzi presenta il progetto ma dei problemi, del porcellum e del Pd, risolve ben poco, non ‘Cambia Verso’ né nei fatti né negli atteggiamenti, che ammiccano a Berlusconi, con cui ha detto esserci «profonda intesa». Ma del resto qualcuno lo sospettava già.

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