Elezioni in Olanda, non sfondano i populisti di Wilders
Non sfonda il partito islamofobo e antieuropeista di Geert Wilders e viene riconfermato per la terza volta il premier uscente Mark Rutte: col risultato delle elezioni in Olanda l’Europa tira un nuovo respiro di sollievo; la barriera dell’antipopulismo tiene, così come aveva tenuto in Austria. Il voto olandese era atteso con trepidazione già da prima della crisi diplomatica con la Turchia: considerato, insieme alle elezioni francesi e a quelle tedesche, uno dei tre momenti chiave per delineare il futuro di un’Europa sempre più incerta. Ma il risultato, che ha affidato un nuovo mandato alla destra di Rutte, non era affatto scontato. Sia quest’ultimo che il Partito per le Libertà (PVV) di Wilders avrebbero potuto trarre grande vantaggio dallo scontro diplomatico con la Turchia: il primo avendo fatto la voce grossa con il presidente turco Erdogan, certo anche in conseguenza del clima pre-elettorale, ma anche una vittoria dell’ultradestra populista non era da escludersi, considerate le tensioni dopo le accuse lanciate da Erdogan all’Olanda, definita «nazista, razzista e islamofoba».
Il sollievo europeo
Si allontana lo spettro di una “Nexit” e di terremoti in casa UE. Alla vittoria di Rutte hanno giovato la ripresa economica e l’aver tenuto testa ad Ankara nello scontro diplomatico degli ultimi giorni, occasione abilmente sfruttata dal leader del VDD. Una posizione, la sua, tutta di convenienza alla vigilia elettorale, dal momento che Rutte, come l’Europa stessa, sa bene di aver bisogno della Turchia per tenere in piedi l’accordo sui migranti. Al risultato delle elezioni in Olanda, affatto scontato, tutta l’Europa è rimasta a guardare con apprensione, considerandolo un importante indicatore per i prossimi appuntamenti elettorali nel vecchio continente. Il timore, dopo la Brexit e la vittoria di Trump, era fondato, considerato anche che diversi sondaggi avevano dato Wilders per vincitore. Ora resta la preoccupazione per l’ascesa in Francia del Front National di Marine Le Pen, mentre in Germania la sfida sarà tra la Merkel e lo storico avversario della Spd, oltre ai populisti euroscettici di AfD. Difficilmente, però, il risultato olandese potrà essere un indicatore efficace delle tendenze per gli altri appuntamenti elettorali in Europa, essendo l’Olanda da sempre uno tra i paesi più liberali del vecchio continente.
La reazione turca alle elezioni in Olanda
È arrivata senza mezzi termini la reazione della Turchia al risultato elettorale nei Paesi Bassi: «tra i democratici liberali e il fascista Wilders non c’è nessuna differenza, hanno entrambi la stessa mentalità», ha commentato il ministro degli esteri Mevlut Cavusoglu in una dichiarazione rilasciata all’agenzia turca Anadolu.
La lezione del voto olandese
Nonostante il risultato confortante, l’Europa dovrebbe trarre un importante insegnamento dalla lezione olandese: sia Wilders che i movimenti populisti non scompariranno così facilmente dagli scenari politici del vecchio continente. Seppur sconfitto, il leader del PVV ha motivo di festeggiare avendo guadagnato 19 seggi in parlamento, 7 in più rispetto alle precedenti elezioni. Un esito da non sottovalutare, considerate le proposte radicali con cui si è presentato: chiusura delle frontiere agli immigrati musulmani e delle moschee, messa al bando del Corano e uscita dell’Olanda dall’Unione Europea. Un programma troppo estremista per attirare una fetta importante di elettorato? Sicuramente sì, e proprio per questo è preoccupante che sia valso al PVV la possibilità di entrare nella rosa dei protagonisti politici del paese. Adesso, all’Europa, non resta che attendere il prossimo appuntamento cruciale: quello delle elezioni francesi del 23 Aprile. Sperando che il risultato non provochi fratture irreparabili.
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Twitter autore: @JoelleVanDyne_