Sentenza scioccante: bambina data in affido perché i “genitori-nonni” troppo anziani
Il 13 marzo scorso la Corte d’Appello di Torino ha emanato una sentenza che molti hanno definito “scioccante”: una coppia di coniugi di Monferrato si è vista negare ancora una volta il diritto di poter riabbracciare la propria bambina dopo l’allontanamento del 2010.
La figlia dei Deambrosis, questo il nome dei coniugi, era stata sottratta agli stessi a causa di una denuncia di abbandono. Da lì un’intricata e tortuosa battaglia processuale ha portato la minore a essere allontanata a lungo dai genitori, ai quali è stato permesso di avere rapporti con la stessa soltanto per i suoi primi tre anni di vita.
Nel 2013 poi arriva il colpo di grazia per i Deambrosis: la minore viene affidata in adozione a un’altra coppia, venendo così sottratta per sempre alla tutela e alla cura dei suoi legittimi genitori. Nel giugno del 2016 il processo vive però un colpo di scena, portato in aula dall’avvocato difensore della coppia di Monferrato, Adriana Boscagli.
Con un ricorso straordinario di revocazione, l’avvocato convince la cassazione che tutto il processo in sede civile sia sorto a causa di un abbandono di minore che in realtà non si è mai verificato: già, perchè mentre i gradi del processo civile presso il tribunale di Torino si susseguivano, Luigi Deambrosis veniva assolto in tutti i tre gradi di giudizio penale, liberandosi così dall’accusa di abbandono. La minore era stata lasciata all’interno di un’autovettura solamente per sette minuti, giusto il tempo di preparare il biberon, venendo comunque monitorata costantemente. Poi la chiamata dei vicini alla polizia e l’inizio di un vero e proprio dramma familiare.
Dunque, l’avvocato Boscagli riesce a convincere la Cassazione ottenendo così lo stravolgimento della sentenza del tribunale civile avversa ai Deambrosis: sentenza che avrebbe dovuto essere riformulata basandosi sui principi contenuti nella sentenza della Cassazione, ma la pronuncia del 13 marzo scorso da parte della Corte di Appello di Torino ha decisamente lasciato tutti di stucco.
La Corte infatti, più che seguire l’interpretazione offerta dai giudici della Cassazione, ha dato ragione al procuratore speciale della bambina, secondo il quale la stessa avrebbe dovuto essere data in affidamento definitivo alla famiglia adottiva.
L’avvocato Boscagli, raggiunta dai nostri microfoni, si è detta molto delusa dalla decisione della Corte: ciò in particolare a causa della totale noncuranza dei principi contenuti nella sentenza di Cassazione in sede di ricorso per revocazione da parte della Corte di Appello torinese. L’avvocato Boscagli si rende conto che la bambina ha bisogno di stabilità dopo sette anni difficili spesi tra assistenti sociali, tutori e altre figure di riferimento, ma la sua comprensione si arresta dinanzi al trauma che la bambina subirà una volta portata dinanzi alla cruda verità: l’allontanamento per mano di una sentenza, quantomeno arbitraria, dai suoi veri genitori.
Ciò che colpisce di questa vicenda è l’attacco mediatico subito dalla coppia, spesso indicata con l’appellativo di “genitori-nonni”. Parte delle motivazioni giuridiche alla base dell’allontanamento risiederebbe addirittura nell’età dei due, (75 anni lui, 63 lei) mentre in realtà la legge non ammette alcun limite di età al diritto di procreare. Per rendere chiaro il grado di pregiudizio che i Deambrosis hanno dovuto sopportare, si pensi che circolano voci secondo le quali in sala parto, al momento della nascita della piccola, siano stati chiamati gli assistenti sociali una volta conosciuta l’età della coppia.
L’avvocato Boscagli si dice comunque determinata ad arrivare in fondo alla vicenda, promuovendo un nuovo ricorso in Cassazione. Si spera che questa storia possa finalmente giungere al lieto fine e che soprattutto venga fatta rispettare la legalità su questioni così delicate, dato che di mezzo c’è l’esistenza di una piccola creatura libera di trascorrere l’infanzia con i suoi legittimi genitori.
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