Pink Floyd Legend, la tribute band celebra i 40 anni di “Animals”
A quarant’anni dalla sua registrazione, ascoltare il decimo album dei Pink Floyd fa ancora venire i brividi. Più attuale che mai, Animals è senza dubbio il concept album più politico della band inglese, quello della maturità e che segnò la svolta nella parabola artistica di quello che è tuttora considerato uno dei gruppi più importanti della storia della musica. I Pink Floyd Legend, la più conosciuta e apprezzata tribute band italiana dei Pink Floyd, lo scorso 10 marzo hanno celebrato all’Auditorium della Conciliazione i quarant’anni di Animals con un monumentale concerto-evento che ha coinvolto il pubblico nello psichedelico progressive rock del gruppo britannico.
Nata nel 2005, la tribute band composta da Fabio Castaldi, Andrea Fillo, Emanuele Esposito e Simone Temporali, ha iniziato il suo show con alcuni dei più grandi successi della band inglese come Shine on your crazy Diamond, Time e Another brick in the wall, accompagnate da uno spettacolare disegno di luci e sorprendenti effetti speciali fatti da momenti di pirotecnica di grande impatto, laser show e da un visual realizzato appositamente per l’occasione, oltre che da dei video dell’epoca proiettati su uno schermo circolare di 5 metri, proprio come nei veri concerti dei Pink Floyd. E proprio come accadde alla band durante un live, anche qui non è mancato un guasto tecnico che per 10 minuti ha fatto saltare tutto, per poi riprendere con più grinta e continuare con altri celebri pezzi e con l’esecuzione completa dell’album del 1977. Dall’atmosfera più claustrofobica e inquieta rispetto ai due lavori precedenti The Dark Side of the Moon e Wish you Were Here, Animals fornisce una feroce critica al degrado sociale, morale e politico del Regno Unito degli anni Settanta, facendosi metafora di una tematica concettuale idealizzata da Rogers Waters: quella di concepire la condizione umana paragonandola a quella animale. Chiaramente basato sul romanzo di George Orwell La fattoria degli animali, i testi dei cinque brani che compongono l’album (1. Pigs on the Wings Pt 1, 2. Dogs, 3. Pigs, 4. Sheep, 5. Pigs on the Wings Pt2) descrivono le varie classi sociali come differenti specie di animali, a partire dai maiali, la cui figura diventa il simbolo stesso del gruppo, visti come politici dispotici e spietati; i cani, arrampicatori sociali disposti a compiete ogni genere di crimine pur di favorire la propria scalata al potere, fino alle pecore, la mandria delle persone deboli, servili e manipolabili.
Un’aspra critica alla società dunque che fa di Animals un album certamente politico, ma dal punto di vista puramente musicale anche ricco di sonorità acustiche e vagamente elettroniche, con uno degli assoli di David Gilmour più taglienti ed epici della storia dei Pink Floyd. La loro musica è riproposta dalla tribute band nella maniera più fedele, grazie anche all’utilizzo di strumenti vintage e alla cura per l’aspetto visivo, tanto da dare la concreta sensazione a chi non ha mai avuto l’onore di assistervi, di godere davvero di uno spettacolo di Waters, Gilmour, Wright a Mason e, sulle note del meraviglioso brano di chiusura Comfortably Numb, avere l’illusione di riuscire a trovare finalmente “rifugio dalla meschinità dei porci in volo” che continuano a costruire muri e che Roger Waters non smette di attaccare, come fece l’anno scorso dedicando la sua Pig a Donald Trump.
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