L’Europa (e la sinistra) al bivio

tsiprasSe c’è una nazione che più delle altre è stata dilaniata dalla interminabile crisi economica, quella è sicuramente la Grecia. Per un popolo assai orgoglioso, che si può fregiare della nascita della storia, del teatro e della democrazia, trovarsi a chiedere l’elemosina alla Troika non è stato un passaggio semplice.

Così, la fiducia nel partitismo di ispirazione moderata – di destra o di sinistra che sia – è notevolmente calata; questo anche alla luce del fatto che gli stessi partiti che hanno portato il Paese ad abbracciare questa durissima recessione, si sono poi messi insieme (di nuovo) con imperturbabile forza e spirito da salvatori della patria (ogni riferimento o similitudine è puramente casuale).
Da tale crollo di quei blocchi che per storia e cultura erano il centro di riferimento dell’elettorato greco ne hanno giovato le ali più estreme, radicali o “classiche”, per usare terminologie ad alcuni care. Da una parte è venuta su Alba Dorata, di cui già abbiamo parlato ripetutamente. Dall’altra, nell’ala “rossa”, va forte invece Syriza, attualmente primo partito nei sondaggi ellenici.
A capo di questa “sinistra radicale”, retta da un’impronta fortemente anticapitalista, contro le globalizzazioni (ma non contro l’Europa), vi è Alexis Tsipras. Ed è a lui che si rivolgono alcuni intellettuali e personalità d’importanza culturale per una candidatura alla presidenza della Commissione Europea.

Andrea Camilleri, Paolo Flores d’Arcais, Luciano Gallino, Marco Ravelli, Barbara Spinelli e Guido Viale, su Micromega, si sono fatti promotori di un appello per la creazione di una lista al di fuori dei partiti politici, tesa a cambiare l’Europa dal suo interno. Si tratta del manifesto “L’Europa al bivio”, che via via continua a raccogliere adesioni e che si propone di cambiare totalmente le politiche continentali affidandosi a un’ala più riformista e rinnovatrice, differentemente quindi dalle idee più “moderate” di Schulz.

«L’Europa è a un bivio, i suoi cittadini devono riprendersela (…) È nostra convinzione che l’Europa debba restare l’orizzonte, perché gli Stati da soli non sono in grado di esercitare sovranità, a meno di chiudere le frontiere, far finta che l’economia-mondo non esista, impoverirsi sempre più. Solo attraverso l’Europa gli europei possono ridivenire padroni di sé». È per questo che la posizione di questi intellettuali si presenta in forma assolutamente pro-Europa, avversa ai “populismi” e alle recenti forze e movimenti sovversivi nei confronti di Bruxelles. Il cambiamento, come inteso – e auspicato – può avvenire solo dall’interno. Respingere il fiscal compact, allontanare le larghe intese, difendere la Costituzione e interessarsi ai migranti sono solo alcuni tra i piani proposti e le idee messe sul campo.
Resta da vedere, in Italia, quali saranno le risposte dei partiti più afferenti a quelle aree. Cosa deciderà di fare Rifondazione Comunista? E quali saranno invece le decisioni di Sinistra, Ecologia e Libertà che solo 9 mesi or sono cominciava la campagna elettorale al fianco del tutto fuorché radicale Pd?

 

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