Cosa ha sbagliato De Laurentiis?
Era da poco conclusa la partita. Una partita che il Napoli aveva cercato di vincere con i suoi mezzi, con il suo gioco. E il primo tempo aveva illuso, aveva dato buoni segnali: l’1-0 all’intervallo addirittura poteva star stretto ai partenopei. Poi nel secondo tempo sono bastati 6 minuti al Real per ribaltare e chiudere il discorso qualificazione. La doppietta di Sergio Ramos toglie energie al Napoli di Sarri e il terzo gol di Morata lo affossa. Sconfitta sì, ma a testa alta. Forse si poteva fare di più nei complessivi 180 minuti della sfida, ma l’uscita della Champions deve essere una lezione da cui imparare e migliorare. Detto ciò, quando Aurelio De Laurentiis si avvicina ai microfoni di Mediaset per l’intervista, si accende una nuova polemica con dichiarazioni decise e pesanti, che nulla hanno a che fare con Napoli-Real Madrid. Ancora una volta nel post partita, ancora una volta dopo una sconfitta con il Real, ancora una volta per 3-1. Questa volta i destinatari non sono né i giocatori del Napoli né Sarri, bensì una redazione intera, la Gazzetta dello Sport, e un indistinto e generico Nord. Ma c’è molto di più di questo.
Infatti, dopo un elogio iniziale al Napoli e ai suoi tifosi, doveroso e condivisibile al 100 %, Aurelio De Laurentiis, alla domanda se il caso Sarri fosse rientrato, risponde così:
“Non c’è mai stato alcun caso aperto, quando sono venuto da voi, l’unico che mi ha fedelmente riportato è stato il Corriere dello Sport. Io non ho parlato male di Maurizio Sarri, ce l’avevo con la squadra tant’è che salvai soltanto Insigne. La squadra è arrivata sgonfia e demotivata in una partita estremamente importante. Poiché i giornalisti del Nord mi odiano perché odiano il Napoli perché sono tutti quanti al servizio del Nord … è da Camillo Benso conte di Cavour che il Nord odia il Sud, anche se poi è la Juventus è una squadra del Sud, molto sudista. A un certo punto si sono tutti scatenati contro perché basta far casino dentro casa degli altri, così almeno gli scasiniamo un po’ i rapporti e così almeno vediamo di aggiungere alla sconfitta altra cattiveria, così magari perdono e difatti contro l’Atalanta abbiamo riperso”.
Ecco, su questa parte di dichiarazioni è importante, secondo me, fare chiarezza su due punti. Il primo riguarda Sarri. Secondo De Laurentiis la sua intervista avvenuta al termine della partita di andata contro il Real è stata volontariamente travisata per portare scompiglio all’interno della società partenopea. Riportiamo qui le dichiarazioni di De Laurentiis in cui aveva esposto le sue considerazioni sulle ragioni della sconfitta e sul Napoli in generale:
“Si pretende troppo da chi è stato scelto per svolgere attraverso un ruolo diverso molto di più e forse se non avessimo avuto l’incidente di Milik stasera avremmo visto un’altra partita. Il problema è che si devono cercare delle alternative non alla vigilia della Champions, ma prima; quindi si vuole troppo evitare la sperimentazione che invece è utile per capire la proprie forze, le forze di una compagine di ben 26 giocatori e non di una linea corta come quando c’era Mazzarri. (…) A me non interessa vincere sempre in un campionato perché quelle eventuali sconfitte possono essere salutari, perché poi non ci vuole nulla a recuperare nelle settimane successive. Queste mi permettono di capire gli acquisti, i moduli, le capacità perché io altrimenti arriverò alla fine del campionato dove qualcuno non ha mai giocato e continuerà a non giocare. Si cerca disperatamente di difendere le proprie posizioni mentre, invece, la posizione unica che va difesa è quella della società, la società che rappresenta una bandiera, che rappresenta i tifosi che mica sono stupidi. Se io perdo 2 o 3 partite ma capisco se posso contare su certi giocatori o no, quello è fondamentale perché altrimenti arriverò a fine campionato dove i nuovi acquisti non avranno mai giocato e non saprò per quale motivo io ho investito quelle cifre che avrei probabilmente potuto investire su altri“. E poi continua: “Se noi pensiamo che ogni volta giocando con la linea alta vogliamo battere sempre tutti quanti, bisogna far anche di necessità virtù, in certe partite bisogna adottare probabilmente una tattica di gioco diversa. È in questo che forse noi dobbiamo maturare … non accollerei la colpa soltanto alla differente qualità di giocatori”.
Quello che emerge è il pensiero di De Laurentiis, di un presidente che legittimamente espone le sue idee. Oltre a questo sembra chiaro, o almeno è lecito supporre, che ci sia una velata, ma non così troppo, critica alla gestione di Sarri. Risulta evidente che le alternative che si devono cercare prima della vigilia della Champions, che la sperimentazione evitata ma utile per capire le forze di una rosa di 26 giocatori, soprattutto per vedere se gli acquisti fatti hanno reso o no, sono tutte accuse rivolte a mister Sarri. Dunque, poi, affermare che questo sia stato manipolato da alcuni giornali e negare qualsiasi contrasto con il tecnico, è quanto meno fuori luogo. Che poi sia stato esageratamente ingrandito il caso, questo è un altro discorso. Sicuramente non è stato inventato perché le basi per supporlo c’erano e le aveva offerte lo stesso Aurelio.
Sul secondo punto, il discorso è più delicato e complesso di quanto, in sostanza, appaia. Mi riferisco all’attacco di De Laurentiis nei confronti di tutti, e sottolineo tutti, i giornalisti del Nord, i quali odierebbero lo stesso De Laurentiis, Napoli e il Sud solo perché sono al servizio del Nord. Dichiarazione quanto mai grave e azzardata fondata da una buona dose di pregiudizio. Il quadro descritto mi porta a pensare alle barricate: chi sta di qua odia a prescindere chi sta di là, senza nessun motivo o almeno l’unico è il destino geografico. Ora, e De Laurentiis lo sa, che storicamente Nord e Sud Italia abbiano avuto dei conflitti (lo dice anche), non è un mistero, ma la situazione è un po’ più complessa. Non credo che si possa dividere tutto e tutti in due partiti, Nord e Sud in questo caso, e queste semplificazioni e generalizzazioni non fanno altro che fomentare un clima già rovente di per se, senza motivo per giunta. Dunque pensare che un’intera categoria di giornalisti sia aprioristicamente contro un’altra parte soltanto per un motivo geografico, lo ritengo assurdo. Che poi le divisioni esistano non c’è dubbio, ma sono il risultato di circostanze, azioni e fatti sempre diversi e sempre in continuo cambiamento come d’altronde lo è la Storia.
In aggiunta a queste considerazioni personali, risulta inappropriato la scelta del verbo: odiare. Il suo utilizzo sembra quanto mai spropositato tanto da far quasi ridere per il contesto in cui è stato espresso. Stiamo parlando pur sempre di fedi calcistiche. Siamo così sicuri che suscitino, a livello giornalistico, un sentimento come l’odio? Per crederlo bisognerebbe pensare che il livello culturale e sportivo sia pressoché minimo, se non nullo. Lo trovo improbabile. Che poi esistano individui che manifestano odio e violenza attraverso e/o per motivi calcistici, non lo nego. E non solo tramite la violenza fisica ma anche quella verbale. Infatti, come afferma lo stesso De Laurentiis, i cori che istigano all’odio razziale ci sono ancora. È una situazione che bisogna affrontare, un problema serio, la cui soluzione passa solamente attraverso la crescita e lo sviluppo di una cultura sportiva che da noi scarseggia e che dichiarazioni come queste ai microfoni, davanti a milioni di spettatori, non aiutano affatto.
Quale sia la strada? Paradossalmente è stato proprio De Laurentiis con questa intervista a indicarcela, o meglio l’hanno fatto i tifosi napoletani. Riprendo il doveroso elogio del presidente ai suoi tifosi e alla sua città: “I tifosi hanno regalato questa sera uno stadio esemplare, meraviglioso. Hanno sostenuto la squadra. Avevamo degli ospiti eccellenti, stranieri e italiani, i quali hanno potuto ammirare come, in fondo, poi in uno stadio da noi allestito per quanto riguardava la parte del cibo, quindi con anche la tradizione napoletana sul piano culinario che non ha eguali in nessun’altra parte del mondo, e, dall’altro lato, il grande pubblico hanno fatto grande anche uno stadio che soffre della sua vetustità di tanti decenni“.
Ecco la cultura sportiva che dovrebbe essere sponsorizzata. Presidente, impari dai suoi tifosi!
Twitter: @Francesco Nespoli