Legge sull’eutanasia: il testo approderà alla Camera il 13 marzo

FINALMENTE UNA LEGGE SULL’EUTANASIA? – Come spesso accade, per far si che il Parlamento italiano discuta di temi controversi riguardanti argomenti e sfere con fortissime influenze della Chiesa, c’è bisogno di un evento che catalizzi l’attenzione pubblica e che sposti il focus sull’argomento in questione, evitando che il Parlamento stesso, da sempre restio ad entrare nel merito di questioni spinose per non scontentare troppo questa o quella fetta di elettorato, riesca a rinviare all’infinito discussioni su temi importanti e delicati.

IL CASO DI DJ FABO – Ovviamente il caso in questione è quello della morte assistita di Dj Fabo, che si è fatto trasferire in Svizzera per porre fine ad un’esistenza da lui non reputata più dignitosa e meritoria di essere vissuta. Questo perché in Italia, ad oggi, manca ancora una legge sull’eutanasia e sul testamento biologico, nonostante ne siano state presentate ben quattro dal 2013 ad oggi. Ebbene, la grande attenzione mediatica suscitata dal caso Fabo sembra aver spronato il Parlamento ad accelerare i lavori, facendo approdare alle Camere una bozza di legge il 13 marzo prossimo.

UN PERCORSO TUTT’ALTRO CHE IN DISCESA – L’arrivo di una legge sull’eutanasia nel calendario dei lavori parlamentari è tutt’altro che un punto di arrivo. Come ha fatto notare Marco Cappato, il radicale che si è autodenunciato per aver aiutato Fabo ad andare in Svizzera a cercare una “morte dolce”, la discussione delle legge era prevista per il 6 marzo e in meno di 24 ore hanno già rinviato la questione di una settimana. Secondo il radicale: “in mancanza di una volontà politica queste scadenze sono irrilevanti, come fossero scritte sulla sabbia“.

TUTTI I CASI FABO – Quello di Fabo non è che l’ultimo di una lunga serie di casi legati al diritto di scegliere quando poter rifiutare di continuare la propria esistenza. Il caso Welby è datato 2006, nel 2007 è toccato a Giovanni Nuvoli, il cui medico venne bloccato dai Carabinieri mentre cercava di eseguire la volontà del suo paziente, che poi si lasciò morire di fame e di sete. Nel 2009 tocca a Eluana Englaro. Poi ancora casi nel 2011 e nel 2014. Ogni volta l’opinione pubblica e l’attenzione dei media hanno spinto il Parlamento a dichiarare di voler finalmente agire, salvo poi assistere ad un innaturale allungamento dei tempi, con una politica che ha sempre trovato il modo di rimandare la questione a data da destinarsi. Solo il tempo ci dirà se siamo davanti all’ennesima “promessa da marinaio” di uno Stato che sembra sempre più volersi lavare le mani da questioni troppo spinose, o se finalmente avremo anche noi una legge sull’eutanasia degna di uno stato laico e moderno.

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Twitter: @Mauro.Zini14