Lazio-Roma: i due giocatori in più di Simone Inzaghi
Lazio-Roma decisa dall’uomo in più. Uno in campo e uno in panchina. Quindi fanno due come i gol subiti dalla Roma. È così che la Lazio ha vinto, se si vuole sintetizzare. Ma prima di porre l’attenzione su questi due uomini in più credo si debba cercare di capire su come Inzaghi abbia saputo contenere l’armata di Spalletti, che fino a 3 giorni fa, dopo il successo a San Siro contro l’Inter, sembrava inarrestabile. Innanzitutto il cambio di modulo: non più l’ampiezza del 4-3-3, ma la densità e compattezza del 3-5-2. Dentro un centrale in più e terzini che si alzano sulla linea mediana, ma subito pronti a retrocedere per assicurare maggior densità alla fase difensiva. Cinque uomini totali più i tre centrocampisti molto stretti e raccolti in grado di non lasciare scoperta la cosiddetta zona tre le linee. Quindi 8 uomini dediti al sacrificio e perennemente dietro la linea del pallone. Tutto ciò toglie non solo la profondità alla Roma, soprattutto per i suoi giocatori di corsa, Salah, in maniera particolare, e Bruno Peres, ma ingabbia Nainggolan e Dzeko: il primo mai libero di muoversi in spazi larghi e sempre raddoppiato, il secondo lasciato a fare sportellate tra i 3 centrali. Tutto questo ovviamente aiutato dalla serata non proprio brillante della Roma, ma pur sempre una strategia efficace su come neutralizzare il miglior attacco del campionato italiano. Ma per vincere il derby capitolino serviva altro. E allora è qui che entrano in gioco i due uomini in più di Simone Inzaghi: Milinkovic-Savic e Keita Baldé.
SERGEJ MILINKOVIC-SAVIC
Il giovane serbo, classe 1995, ha sbloccato Lazio-Roma, ma il suo merito va oltre il gol. La stagione scorsa ha chiuso con 25 presenze e 1 gol, quest’anno è già a 24 presenze e 4 gol. Un notevole miglioramento che Inzaghi ha saputo sfruttare e adattare al suo gioco. È diventato l’uomo in più in attacco. E stasera l’ha perfettamente dimostrato. La densità laziale in fase difensiva e la propensione offensiva della Roma hanno permesso a Milinkovic-Savic di inserirsi tra le linee: l’uomo in più che i giallorossi non hanno saputo gestire. Il gol ne è la dimostrazione. Ma non c’è solo questo. Il serbo garantisce sia qualità che quantità a centrocampo dimostrando una notevole predisposizione per il gioco aereo (l’altezza aiuta). Cosa che consente a Inzaghi di sfruttarlo in area, sia propria che avversaria, come soluzione in più. Stasera, inoltre, ha dimostrato di saper fare quel cosiddetto lavoro sporco che solo una certa esperienza può dare, che per un classe ’95 non è così solita. Se si volesse trovare un paragone, quello sarebbe Matic del Chelsea, anche lui serbo, ma più anziano e con meno vena realizzativa.
DIAO KEITA BALDÉ
Il giovane senegalese, anche lui classe 1995, è indubbiamente l’altro uomo in più, quello dalla panchina. Con quell’assetto iniziale Inzaghi doveva opportunamente escludere o Keita o Felipe Anderson dall’undici titolare. L’esclusione è ricaduta sul senegalese. Nonostante questo la sua efficacia, subentrando a partita in corso (Lazio-Roma 1-0), è aumentata vertiginosamente. Infatti con la Roma alla ricerca del pareggio, più spregiudicata, ma anche più stanca, c’erano i presupposti, per la Lazio, di colpire in contropiede. Per Keita Baldé le condizioni perfette. Ed ecco che diventa non solo l’uomo in più, ma soprattutto l’uomo che crea l’uomo in più. Quell’uomo in più che si manifesta grazie alla sua notevole capacità nel dribbling. Cosa che si verifica appena 7 minuti dopo la sua entrata in campo quando confeziona un assist al bacio per Immobile: Lazio-Roma 2-0.
Insomma, la densità garantita dal modulo, l’uomo in più in attacco e l’uomo che crea l’uomo in più hanno consentito a Inzaghi di ipotecare seriamente la finale di Coppa Italia. Ma va detto che tutto questo si è concretizzato anche grazie a un’evidente prestazione al di sotto delle aspettative della Roma di Spalletti.
Twitter: @Francesco Nespoli