Il ritorno di Dynasty, ovvero come svecchiare la faida tra i Carrington ed i Colby

Gli anni 80, per quanto imbarazzanti ci possano sembrare, sono tornati di moda, e lo dimostrano tutta una serie di remake e reboot che, giocando la carta della “nostalgia canaglia”, riesumano vecchie mummie ormai dimenticate (o forse no?). Prima Dallas e MacGyver, poi un imbarazzate remake di Ghostbuster, fino ad arrivare a diverse ed insistenti voci che confermerebbero l’ipotesi che a qualcuno sia venuto in mente, chissà perché, di rievocare anche i fasti di Magnum P.I…. Sarebbe certo, invece, che a breve uno dei nostri scheletri nell’armadio che ci eravamo premurati di nascondere accuratamente tra spalline imbottite, paillettes, fasce per capelli, lacche puzzolenti e chissà quale altra tremenda cianfrusaglia anni 80, sta per sbucare fuori in tutto il suo fulgido splendore vintage.

dynasty Ebbene si, Dynasty sta per tornare. La tv Usa, dopo il tragico flop (flop decisamente internazionale, dato che anche Canale 5 dopo la messa in onda del secondo episodio ne ha ordinato lo stop) della nuova versione (rigorosamente lifting) di Dallas che ha persino visto (provocato?) la morte dell’attore Larry Hagman a qualche mese di distanza dalla messa in onda, ci riprova con la sua storica antagonista. Anche se oggi inevitabilmente sorridiamo per il look eccessivo dei suoi interpreti e, soprattutto inorridiamo alla vista dei “cat fight” delle protagoniste femminili, entrati ormai nella leggenda, bisogna pur riconoscere che Dynasty (così come la rivale Dallas) ha scritto una pagina storica della televisione. È stato un cult, questo non possiamo negarlo, tra il 1981 ed il 1989 si è guadagnato lo scettro di campione d’ascolti in Italia su Canale 5, nonché vincitore di svariati premi in tutto il mondo. Ha mostrato in nove lunghe e strazianti stagioni per ben 220 puntate totali, attraverso gli scontri tra le due famiglie protagoniste, i Carrington ed i Colby, quanta infelicità e cattiveria si possano annidare all’interno delle case lussuose dei miliardari americani.

L’epopea sarà curata dagli autori di Gossip Girl e The O.C., Josh Schwartz e Stephanie Savage, i quali, insieme alla sceneggiatrice Sallie Patrick, ed agli storici creatori Esther e Richard Shapiro, tenteranno di spazzare via quanto più vintage possibile per entrare in sintonia con i nuovi tempi e, soprattutto, dare spazio alle new entry. Una di queste sarà Cristal Jennings (la moderna versione ispanica di Krystle Jennings, alla quale negli anni 80 aveva prestato il volto Linda Evans), interpretata da Nathalie Kelley, la Sybil di The Vampire Diaries; un’altra, secondo le indiscrezioni, sarà invece Fallon, figlia di Cristal e Blake. È stato il network The CW, la rete free con il pubblico più giovane, a dare il via alla realizzazione del pilot, cosa che ci fa sospettare che ciò che ne verrà fuori sarà una sorta di Gossip Girl dal sapore rancido! Ma niente paura, perché questo Dynasty 2.0 non rinnegherà i punti di forza del suo capostipite, ovvero sesso, soldi e potere, i quali resteranno comunque il fulcro della trama, così come vuole la migliore tradizione della soap opera a stelle e strisce.

dynasty La vecchia Dynasty ebbe un enorme successo soprattutto nella seconda stagione, quando arrivò Joan Collins nei panni della terribile Alexis, che garantì alla soap un posto d’onore tra i fenomeni di culto. Bisognerebbe dunque capire a chi verrà affidato l’onere e l’onore di interpretare un personaggio similare alla fu Alexis. Tuttavia, Joan Collins è viva e vegeta, ha 83 anni ed è recentemente apparsa in un paio di serie tv, The Royals (dove ha interpretato la Gran Duchessa Alexandra di Oxford) e Benidorm, e chissà che non voglia farci una bella sorpresa …

Insomma, in conclusione, memori che delle quattro principali soap opera (Dynasty, Dallas, California-Knots Landing e Falcon Crest) Dynasty è la seconda ad avere un reboot moderno, bisogna proprio che prendiamo un bel respiro e ci rassegniamo a fare l’ennesimo salto nel passato. Dopotutto, in un’epoca in cui le dinastie appaiono ovunque, sentivamo un particolare bisogno dell’ennesimo epico dramma che racconti gli aspetti più glamour ma anche quelli più oscuri di quell’1% della popolazione che conta davvero! È proprio vero che, come cantano gli Afterhours, “non si esce vivi dagli anni 80”!

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