La Trinacria è femmina, il concerto-reading al Teatro Ambra alla Garbatella

“Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà”. Da questo pensiero del giornalista siciliano Peppino Impastato, assassinato dalla mafia nel ’78, prende le mosse l’elogio alla bellezza di una terra meravigliosa come la Sicilia, dall’emblematico titolo La Trinacria è femmina, in scena al Teatro Ambra alla Garbatella fino al prossimo 5 marzo. Non si tratta di un vero e proprio spettacolo teatrale, quanto piuttosto di un concerto-reading, scritto e diretto da Ilenia Costanza e orchestrato e interpretato da lei stessa insieme ad altre sette donne.

Un modo particolare e poetico di raccontare questo territorio in cui tutto è femmina e femminile, a partire dalla  categoria grammaticale delle parole che la descrivono: la siccità, l’emigrazione, l’arancia, la maschera di Pirandello e la roba di Verga. Ma anche le donne che nel corso della storia ne hanno determinato le sorti o le sante protettrici delle città come Santa Rosalia a Palermo o Sant’Agata a Catania. Come due moderne cantastorie, Ilenia Costanzo racconta e Lorena vetro canta, come l’anima stessa della Sicilia sia effettivamente femmina e lo fanno fondendo leggende, racconti e canzoni della cultura popolare con la letteratura più “colta” come quella di Sciascia, Quasimodo, Verga o del celebre poeta Buttitta la cui poesia, espressa categoricamente in siciliano, è fatta proprio per esser recitata e cantata.

Racconti come La leggenda di Colapesce o Qui si campa d’aria si alternano alla musica, alla leggenda delle Gorgoni perverse che rappresentano l’antica Trinacria e quelle di Greci, Saraceni, Mori, Arabi e Normanni che l’hanno attraversata oltre che, immancabilmente, alle ricette di una cucina tipica ricca di sapore, risultato della sua incredibile storia, della fusione e contaminazione di popoli e culture. Le donne, mentre cantano e chiacchierano con il pubblico, si emozionano e non riescono a nascondere quell’amore viscerale che le lega alla loro contraddittoria e sfaccettata isola, fulgido centro del mediterraneo che ancora oggi accoglie genti provenienti da ogni dove. Una terra “dolce e amara” che i musulmani che la conquistarono descrissero come “paradiso della terra”, mentre Goethe nel suo Viaggio in Italia del 1787 ne rimase talmente affascinato che nelle sue lettere ne riferisce come di “Una terra indicibilmente bella. L’Italia senza la Sicilia non lascia immagine alcuna nello spirito. Qui è la chiave di tutto”. Perché sì, d’altronde anche la bellezza è femmina.

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@vale_gallinari