News – La papessa Giovanna de’ noantri…
Un incrocio curioso di domande e stupore. Questo è quello che deve aver colpito i medici ma anche tutti gli altri pazienti che si sono trovati all’ospedale San Camillo De Lellis di Rieti tra martedì sera e mercoledì mattina.
E se gli spettatori attoniti di corsia si sono trovati a cavallo tra una puntata di Non sapevo di essere incinta e Un ciclone in convento, la suora protagonista di questa curiosa vicenda deve sicuramente aver passato le ore più intense del suo percorso spirituale. Tutto ha inizio con dolori addominali che sembrano presagire una colica renale; poi la corsa in ospedale a bordo dell’ambulanza; alla fine la diagnosi: più che una colica, la giovane suora trentaduenne soffriva un travaglio…
Miracolo? Scandalo? O cosa?Tutto questo, non ha ancora una risposta, sempre che non possa bastare il bambolotto in piena salute di tre chili e cinquecento grammi che la suora si è ritrovata improvvisamente tra le braccia! La notizia, sedata per un paio di giorni, è infine stata diffusa con portata nazionale e, mentre non è ancora dato sapere se e in che modo risponderà l’Istituto religioso delle Missionarie Catechiste al quale appartiene la giovane suora, a qualcuno sarà tornata in mente la papessa Giovanna e, con lei, il nostro Giuseppe Gioacchino Belli che proprio a lei dedicò un famoso sonetto del 1831. Leggenda fino alla fine del ‘400, storia negli anni a seguire, la tradizione narra come Giovanni Anglico, alias papa Giovanni VII, alias papessa Giovanna, durante il pellegrinaggio solenne a San Giovanni in Laterano, ebbe le doglie e partorì sulla strada, proprio all’altezza di Via dei Querceti, rione Celio. Pare sia stata poi linciata dalla folla. All’episodio si deve anche la sedia stercoraria papale, affinché prima di ogni altro scandalo, non si verificasse nuova opportunità per una donna di ingannare l’intero popolo sulla propria identità.
E quanno er Papa maschio stiede male, / e morze, c’è chi dice, avvelenato, / fu fatto Papa lei, e straportato /
a San Giovanni su in zedia papale.
/
Ma quà se sciorze er nodo a la cammedia; /
ché sanbruto je preseno le doje,
/ e sficò un pupo lí ssopra la sedia. (Giuseppe Gioacchino Belli – Sonetto 278)