#FamoStoStadio e lo scontro-incontro tra Raggi e Berdini
«Famo sto stadio» grida mister Spalletti che irrompe in diretta e lancia il suo appello ai microfoni di Sky, così l’hashtag #FamoStoStadio diventa virale.
Arriva subito la risposta del primo cittadino di Roma che manifesta la sua apertura alla proposta e mediante la sua pagina social formalizza l’invito in Campidoglio a Francesco Totti per discutere del progetto: «Caro Francesco Totti – scrive Raggi – ci stiamo lavorando. #FamoStoStadio nel rispetto delle regole. Ti aspettiamo in Campidoglio per parlarne». Detto fatto, perché già nel primo pomeriggio del 7 febbraio al dipartimento Urbanistica si è tenuto un incontro fra Campidoglio e As Roma, un incontro che a cognizione degli stessi partecipanti sembra aver gettato delle buone basi per avviare finalmente il progetto.
Interviene sul punto l’assessore capitolino all’Urbanistica Paolo Berdini, etichettato dai più come il condottiero “dell’amministrazione dei no”, e spiega senza mezzi termini e “facendo i nomi” il suo disappunto riguardo al progetto giallorosso. «Sapete benissimo che lo stadio lo voglio fare, quindi evitate di dire bugie – la perplessità sul #FamoStoStadio è riconducibile al costruttore e a ciò che gira intorno, fa intendere Paolo Berdini – Luca Parnasi vuole insieme allo stadio qualcosa come 600mila metri cubi regalati. Scusate, lui non fa lo stadio… Io sono a favore dello stadio della Roma, l’ho detto dieci volte, sono contro questo gioco della roulette. Chi ha scelto quell’area che ha bisogno di un immenso investimento pubblico? Lo ha scelto il privato? È questo il futuro delle nostre città? Che diamo le chiavi delle città al privato? Parnasi che blocca la filovia sulla Laurentina ora ci impone di fare un ponte, una metropolitana che non si può fare… È questa la città che pensiamo?».
Eh si perché nell’idea del Colosseo moderno c’è ben altro oltre il rettangolo vede, tre grandi nuclei architettonici, cioè le due strutture a carico del club (lo stadio e l’area retail) e quella dove dovrebbe sorgere il Business park di Parnasi, un’area vastissima destinata a uffici e attività commerciali. Un interesse esclusivamente privato, dopo tutto a Parnasi, oltre i debiti con Unicredit e un progetto ancora tutto da sviluppare a Montalto di Castro, resta “solo” la proprietà di Tor di Valle e allora via alla strumentalizzazione della costruzione del nuovo stadio, necessariamente legata al Business Park “a titolo di compensazione”. La triste regola del do ut des che forse con la Giunta Raggi stenta a trovare facile applicazione.
Allora, come consuetudine recente ci insegna, è di nuovo il momento di buttare nella mischia qualche elemento di disturbo, come ad esempio le parole rilasciate alla Stampa dall’assessore Berdini circa le capacità della sindaca: «Su certe scelte sembra inadeguata al ruolo che ricopre. I grand commis dello Stato, che devo frequentare per dovere, lo vedono che è impreparata. Ma impreparata strutturalmente, non per gli anni». Neanche il tempo della divulgazione dell’audio, che le dimissioni di Berdini arrivano sul tavolo della Raggi accompagnate dalla scuse e parole di stima. Ma la Raggi non ci sta: «Ho incontrato l’assessore Berdini chiedendogli chiarimenti. Si è scusato e ha rimesso nelle mie mani le deleghe che gli avevo assegnato lo scorso luglio. Ho respinto le sue dimissioni con riserva, io non ho paura di perdere altri pezzi di giunta. Non pensava quelle parole. Ci siamo chiariti, è mortificato e si è scusato. Volevate che stesse in ginocchio sui ceci?».
#FamoStoStadio sì, ma con #CoRAGGIo.
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