Consulta: confermato il divieto di ricevere e spedire libri per i detenuti in regime di 41 bis
IL REGIME DI 41 BIS – Niente da fare per i detenuti in regime di carcere duro. Il divieto tassativo di ricevere oF spedire libri e riviste per coloro che sono sottoposti al famigerato “41 bis” è del tutto legittimo. Cosi si è espressa infatti la Consulta, giudicando “non fondata” la questione di legittimità avanzata da un magistrato di sorveglianza di Spoleto dopo il reclamo di un detenuto di un carcere di Terni. La questione di legittimità riguardava nello specifico la possibilità, prevista proprio dall’articolo 41 bis, di adottare, attraverso circolari interne, misure di elevata sicurezza interna ed esterna finalizzate a prevenire contatti del detenuto con l’organizzazione criminale di appartenenza.
I PRINCIPI DEL RICORSO – Il magistrato di sorveglianza aveva sollevato dubbi in relazione ai principi sanciti dagli articoli 15, ovvero libertà e segretezza della corrispondenza, art. 21, diritto a manifestare liberamente il proprio pensiero, art. 33 e 34 riguardanti il diritto all’istruzione e l’art. 117, basato sulla Convenzione europea dei diritti dell’uomo sul “trattamento inumano e degradante”. Tesi non avvalorata dalla Consulta che ha deciso per il mantenimento delle attuali regole carcerarie. Per le motivazioni della sentenza occorrerà attendere le prossime settimane.
IL 41 BIS – Il regime del 41 bis, o carcere duro, è una normativa introdotta dopo le stragi di mafia del 1992 che consente di sospendere l’applicazione delle normali regole di trattamento dei detenuti incarcerati per reati di criminalità organizzata, terrorismo, eversione e altri tipi di reato ritenuti particolarmente pericolosi. Lo scopo del 41 bis è quello di impedire ai criminali le comunicazioni degli stessi con le organizzazioni operanti all’esterno, o con altri affiliati presenti all’interno delle stesse strutture carcerarie.
LE REAZIONI POLITICHE – Il giudizio della Consulta ha trovato favorevole accoglimento da parte del deputato Davide Mattiello del PD, secondo il quale la decisione è un respiro di sollievo per l’efficacia del 41 bis. Sempre secondo Mattiello nessuno mette in discussione la possibilità dei detenuti in regime di carcere duro di studiare o leggere, ma semplicemente la possibilità che questo avvenga attraverso uno scambio di libri o riviste con l’esterno, che, in caso di diversa sentenza della Consulta, avrebbe sottoposto la polizia giudiziaria ad un massacrante lavoro di controllo dei materiali e di ricerca di eventuali messaggi in entrata o in uscita.
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