Cuperlo e Renzi, scontro sulle dimissioni
Cuperlo e Renzi di nuovo ai ferri corti, la battaglia interna nel Partito Democratico non si arresta, ma il leader della Sinistra Dem si schiera contro la scissione invocando le dimissioni del segretario «per il bene della tua comunità».
Dimissioni e Congresso, queste le soluzioni promosse da Gianni Cuperlo dal pulpito del Nazareno, di fronte a quasi 600 militanti giunti da tutta Italia. «Rifondare il partito e misurarci sulle tante sconfitte» dice Cuperlo aggiungendo che Renzi «ha la responsabilità più grande – però – spezzare il Pd non rappresenta un balzo in avanti ma un ritorno all’antico». Proprio per questo, dichiara Cuperlo, la strada delle primarie è l’unica percorribile, urge un cambio della guardia e a Matteo Renzi riserva addirittura una citazione direttamente da Eros Ramazzotti: «Fermati un istante, non per tutta la vita ma ora costruisci le condizioni per una stagione diversa». La scissione? Secondo Gianni Cuperlo una strada impraticabile e a proposito mostra un video dell’Armata Brancaleone paragonandoli agli scissionisti: «Ci sono tanti orfani in cerca di casa», dichiara ammettendo la non remota ipotesi di una spaccatura concreta, di questo dovrebbe preoccuparsi Matteo Renzi e da questo dovrebbero ripartire il segretario. «Se dovesse decidersi a indossare l’elmetto e combattere ciecamente sappia che il semplice appello all’unità non potrà bastare. Se il confronto – sottolinea Cuperlo – si riducesse all’ennesimo duello si sappia che la sinistra andrebbe contro una sconfitta storica».
La riflessione si sposta anche sulla politica internazionale, immancabile la critica alla scelte radicali di Donald Trump e i rischi emulativi in Europa: «Per la prima volta in minoranza, potrebbero finire l’Occidente e i suoi valori. Sembra che la nuova destra punti a stabilire il nuovo ordine mondiale, col rischio che la democrazia s’inceppi, che il fascismo possa tornare nel cuore dell’Europa».
Perciò, conclude Cuperlo, la sinistra deve tornare a essere sé stessa, alle sue radici, ai suoi pilastri, non deve «perdere la sua identità ma battersi contro le diseguaglianze, non più ostaggio dell’economia». Si dichiara «impressionato dalla rimozione della sconfitta di dicembre» ma fiducioso verso un nuovo segretario «che non fa anche il sindaco, non guida una regione, non fa il premier, non fa il ministro». Che stia parlando di sé stesso?
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