Terre in Moto vigila sul territorio distrutto dal terremoto

Burocrazia, ritardi e abbandono fanno montare la rabbia dei terremotati che ora si sono organizzati per lottare per la propria terra: sono gli uomini e le donne di Terre in Moto. Dopo i danni subiti dall’enorme sciame sismico che ha colpito Marche, Lazio, Umbria e Abruzzo, i cittadini terremotati devono ora subire l’abbandono dello Stato. Solo da pochi giorni si stanno assegnando i primi container, dopo i disastri della gara d’appalto partita a Novembre e sbloccata solo adesso. Gli animali e il bestiame continuano a morire. La vita quotidiana degli sfollati è un girone dantesco fatto di chilometri da percorrere tra la costa e l’entroterra. Qui sono rimaste le case, i luoghi di lavoro ma soprattutto sono rimaste le speranze e un attaccamento alla propria terra che va oltre ogni difficoltà. Tutto sepolto sotto quintali di macerie e metri di neve.

 

Fin da subito si è percepito il bisogno di aiutarsi, di riunirsi per vigilare e per proteggere la propria terra. I pericoli sono tanti. Basta voltarsi indietro, al terremoto de L’Aquila, per risvegliare timori e paure. Burocrazia, speculazione e sciacallaggio. Mala gestione dell’emergenza e, ancor peggio, del post-emergenza. Perché quando si spengono le telecamere e i riflettori si spostano su altro, ecco che il terreno diventa fertile per chi vuole approfittare della situazione, della disperazione delle persone. Terre in Moto ha come obiettivo quello di vigilare attentamente perché vengano restituite le case e i luoghi di lavoro a chi non ha più niente. Ma soprattutto Terre in Moto si pone l’obiettivo di restituire a tutti, noi compresi, un territorio tanto fragile quanto ricco, prezioso e bello.

Qualche giorno fa, in circa 300 sono partiti per Roma. Sotto Montecitorio hanno chiesto diritti, hanno chiesto dignità di trattamento e hanno chiesto a chi di dovere di sbrigarsi. Perché i clamorosi ritardi non solo stanno rendendo la vita delle terre in motopersone impossibile ma stanno anche dando il colpo di grazia all’economia e al turismo di quelle zone. Raccontare le storie che ogni giorno arrivano da quei posti sarebbe impossibile. Come la storia di Enzo, 58enne di Pescara del Tronto, arrestato e processato per interruzione di pubblico servizio e resistenza a pubblico ufficiale perché non voleva andarsene dal suo paese. Oppure quella delle turbine della protezione civile che dovevano liberare le strade dalla neve, arrivate senza catene.

 

I sindaci dell’entroterra ormai sono sul piede di guerra. Le promesse fatte da Errani, messo a capo dell’emergenza dal governo Renzi, non sono state mantenute. Altro che casette di legno, qui non sono arrivati nemmeno i container ancora. Le terre in motopochissime stalle mobili che sono state consegnate sono state sfondate dagli animali dopo pochi giorni. La gente fa quello che può per sopperire alle difficoltà e alle enormi mancanze. Sindaci dei paesi dell’entroterra che si organizzano per tenere vivi i propri territori con iniziative volte a rilanciare il turismo. Ma sembrano tutti piccoli sassolini lanciati nel fiume sperando che ne fermino la corrente.

 

Quello che possiamo fare noi è tenere alta l’attenzione. Questo è ciò che tenta di fare Terre in Moto: parlare di terremoto, sì, ma parlare anche di territorio. Quello che rischiamo è di perdere decine di borghi, un patrimonio storico-culturale inestimabile. I dati non sono confortanti. Il turismo nelle Marche è a quota zero. terre in motoEd è normale se ovunque si associano quei luoghi a immagini di devastazione. Non che questa non ci sia stata o non ci sia tutt’ora ma quello che stanno gridando le donne e gli uomini di Terre in Moto è il bisogno di investimenti ingenti. Altro che grandi opere, qua c’è bisogno di una ristrutturazione completa e a tappeto. Le istituzioni dovrebbero prima mettere in sicurezza il territorio e poi stimolare le persone a vivere quelle terre. C’è bisogno di tornare ad Amatrice, a Pescara del Tronto, a Caldarola e sul Vettore, accendere i riflettori e puntare le telecamere su quanto di bello c’è da proteggere e da salvare in quei posti. Aiutiamo il centro Italia a rimettersi in moto. Se non li conoscete già, questo è il momento migliore per scoprire i prodotti di quelle terre. Andate a farvi una gita sulla Sibilla, cercate un bel ristorante e gustatevi le fritture ascolane, mangiatevi un panino con ciauscolo e pecorino. Prenotate le vacanze in un qualche agriturismo di Ussita o passate un fine settimana ad Amandola. Facciamo continuare a vivere quei posti, rimettiamo quelle Terre in Moto.

 

Twitter: @g_gezzi

Vai alla homepage di Lineadiretta24.it

Leggi altri articoli dello stesso autore