Il reddito minimo in India potrebbe diventare presto realtà
Il governo del primo ministro Narendra Modi pensa di introdurre il reddito minimo in India per combattere l’estrema povertà in cui versa una parte consistente del Paese. L’idea si va concretizzando dopo che un esperimento simile è stato tentato nel 2010 nello stato indiano del Madya Pradesh. Nel subcontinente il 22% della popolazione vive in condizioni di assoluta povertà e con l’introduzione di un reddito minimo il numero potrà scendere fino a meno dello 0,5%. Se il piano del governo diventerà realtà, l’India si unirà alla Finlandia nell’elargire un salario universale a tutti i suoi cittadini. Con questo sistema ogni indiano riceverebbe una quota fissa garantita, indipendentemente dalla propria fascia di reddito. La misura interesserebbe, così, sia gli indigenti che i miliardari del paese; un punto controverso che rende il progetto del governo vulnerabile alle critiche.
L’idea è ancora sul tavolo di discussione, ma è già stata avanzata una cifra: 7,620 rupie all’anno – circa 105 euro. Una somma molto bassa anche per un paese come l’India, inferiore persino al salario mensile percepito da un lavoratore non specializzato. Secondo alcuni l’idea di un salario universale è una mossa abile del governo Modi in vista delle elezioni, considerato il caos in cui la demonetizzazione delle rupie voluta dallo stesso ha gettato il paese per settimane, paralizzandone l’economia. Secondo Arvind Subramanian, consigliere economico del governo, i soldi per il reddito minimo saranno «riciclati» dai programmi di welfare già esistenti. Si tratterà, in sostanza, di ripensare il sistema degli attuali sussidi, che al momento finiscono per aiutare anche chi in realtà è relativamente benestante. Per il paese, che lo scorso anno è diventato la quinta economia mondiale superando l’ex-madrepatria Gran Bretagna, il problema della povertà è uno dei più drammatici ed urgenti. Il reddito minimo in India potrebbe rappresentare un passo avanti importante, ma gli ostacoli che Modi dovrà affrontare non sono pochi.
Primo fra tutti, il fatto che proprio chi più avrebbe bisogno di un sussidio si trova nella condizione di non poterlo ricevere: su quasi un miliardo e mezzo di abitanti, la gran parte non possiede un conto in banca e chi vive nelle aree rurali deve percorrere oltre 3km per raggiungere l’istituto di credito più vicino. Inoltre, estendere la misura a tutti potrebbe non essere la soluzione migliore per guadagnare voti tra chi già stenta ad arrivare a fine mese e si vedrà equiparare ai milionari del paese. Tuttavia, nonostante alcune decisioni controverse, il governo Modi gode ancora di grande popolarità. L’introduzione di un salario universale in un subcontinente con un numero di abitanti così alto potrebbe sembrare una soluzione impraticabile, o peggio, pura utopia. Ma potrebbe anche rivelarsi l’unica possibile per un paese con un tasso di povertà tra i più alti al mondo.
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