Infinito Federer: 18° Slam!
Emozionante epilogo agli Australian Open: Federer spezza il sortilegio Nadal, lo batte in cinque set e torna a sollevare un trofeo del Grand Slam a quattro anni e mezzo di distanza dall’ultimo titolo. Finale d’antan anche nel femminile, Serena batte Venus.
Qualunque appassionato ricorda l’epilogo del 2009, le lacrime di Federer, quel “god it’s killing me” a certificare una difficoltà tecnica e mentale. La rivalità con Nadal ha contrassegnato un’epoca tennistica che li ha portati ad affrontarsi ai massimi livelli varie volte, specie nel 2005-2011. Da lì in avanti le sfide si sono diradate, ma la prevalenza di Rafa era divenuta sempre più marcata. Il 2016 è stato complicato per entrambi, i problemi fisici sembravano avvicinarli al ritiro. Quando a ottobre Nadal ha inaugurato la sua accademia a Manacor ha invitato Federer, a testimonianza dell’ottimo rapporto esistente fra i due. L’accaduto è stato ricordato da entrambi in questi giorni, parevano quasi ex giocatori e mai avrebbero pensato di ritrovarsi, tre mesi dopo, uno di fronte all’altro nella finale di Melbourne.
È stato un Australian Open assurdo e bellissimo, le clamorose eliminazioni di Djokovic e Murray hanno regalato chances a molti, creando i presupposti per un epilogo imprevedibile.
Nadal ha rimontato il giovane Zverev, ha resistito alla rimonta di Monflis, giocato molto bene con Raonic. È stata la semifinale con Dimitrov a mettere alla prova la sua ritrovata efficienza. Si è trattato del migliore incontro del torneo, qualche errore ma intensità pazzesca per quasi cinque ore. Il bulgaro ha avuto due palle break consecutive per andare a servire per il match nel quinto. Più stanco del suo avversario, il maggiore agonista nella storia del tennis ha vinto di testa, presentandosi alla sfida finale carico di fiducia.
Accreditato della tds17, Federer aveva davanti un percorso pieno di ostacoli. Schiacciato Berdych e superato Nishikori in cinque, ha trovato in quarti lo Zverev maggiore anziché Murray, per poi affrontare in semifinale Wawrinka. Stan ha pagato nei confronti di Federer il medesimo complesso che Roger ha verso Nadal. Il Genio si è portato avanti due set a zero, ha subito il ritorno di Wawrinka, chiamato un TMO quasi inedito per lui e prevalso al quinto quando pochi lo credevano possibile.
Per realizzare una favola occorrono le condizioni giuste, le sconfitte dei favoriti, superfici e palline veloci, un avversario più stanco che aveva giocato la semifinale il giorno dopo. Federer aveva, come sempre, ben chiaro davanti il piano da attuare: giocare il più possibile sull’uno-due togliendo il ritmo a Nadal, ottenere il massimo dal servizio.
La finale è stata bella, specialmente nell’ultima parte, ma non eccezionale. Entrambi hanno avuto alti e bassi, merito dello svizzero è stato mantenerne bassa la durata. Un rovescio largo di Rafa nel settimo game ha deciso il primo set, ma egli è ripartito e, dopo aver ottenuto il break, ha tenuto il servizio in un delicato terzo gioco fino a impattare. L’apertura del terzo è stata un momento di indicibile importanza. Federer ha complicato un facile game al servizio concedendo poi tre palle break, le ha annullate per poi strappare la battuta a Nadal nel seguente e volteggiare verso il 6-1. A inizio quarto Roger sembrava essere in controllo, ma due gravi errori in apertura al servizio sull’1 a 2 portavano al break, difeso dallo spagnolo in un altro gioco combattuto e concluso con un vincente di dritto. Con un quinto set alle porte, tutti erano pronti ad assistere all’epilogo già vissuto tante volte, l’atleta che prevale sull’artista. Rafa ha chiuso il quarto ed è salito 3 a 1 nel quinto.
A quel punto è iniziata un’altra partita, nella quale la logica non ha avuto più senso, lasciando spazio all’emozione, ai colpi di un Genio, alla pura classe. Federer ha sempre sofferto il rivale sul lato sinistro, il suo rovescio spesso giocato in back, in difficoltà contro i top alti e arrotati di Nadal. Il suo colpo di relativa debolezza lo ha sorretto, dandogli tanti punti fra cui la palla break propedeutica all’errore che ha riportato in parità la sfida, 3 a 3. Roger ha tenuto il servizio, è salito 0-40 con due gran colpi e a un doppio fallo di Rafa. Lo spagnolo ha annullato prima tre poi una quarta palla break, prima che il dritto dello svizzero portasse a una quinta e dall’errore di Nadal.
Federer e il suo servizio, 4 punti per rompere l’incantesimo. La prima non lo assiste, Nadal sale 15-40. Al quinto non c’è tie break, diverrebbe una lotta di nervi e di gambe. Nulla di favorevole a un artista di 35 anni, ma Roger piazza un ace e un dritto vincente. Primo match point, Rafa lo annulla, con il 20° ace arriva il secondo, scambio da batticuore, il dritto di Federer atterra nei dintorni della riga. Nadal chiama il falco, migliaia di occhi allo stadio e milioni in tutto il mondo davanti alla tv seguono con lo sguardo la pallina dello schermo che lentamente plana sulla riga. È finita, Roger esulta come non mai, commosso in modo molto diverso dal 2009.
È il più anziano vincitore di Slam da Rosewall a Melbourne ’72, ha ritoccato il proprio record portandolo a 18 quando nessuno se lo sarebbe mai aspettato. In premiazione non ha escluso come questo possa essere stato il suo ultimo Australian Open, il suo fisico sta presentando il conto e neanche lui sa come si sentirà fra un anno.
Nel 2003 si aggiudicò il primo Slam a Wimbledon e vincitrice fu Serena Williams, che aveva prevalso sulla sorella. Stesso scenario si è verificato in questa edizione australiana. Serena ha vinto il 23° mayor, -1 dalla Court. Lei immensa, il tennis femminile piccolissimo.