Trump chiama Putin
Il Cremlino ha confermato che domani Trump e Putin si parleranno per la prima volta al telefono. Il presidente degli Stati Uniti Trump chiama Putin per discutere di alcune spinose questioni. Innanzitutto l’interesse principale di Trump è quello di abolire le intese commerciali allacciate da Obama, attraverso una sfida lanciata sia al Messico che alla Cina. La seconda questione da affrontare e da risolvere è quella di trovare degli alleati pronti a combattere sinergicamente i terroristi dell’Isis.
Trump chiama Putin per mostrare la sua apertura ad un’intesa e ad una collaborazione amichevole con Mosca per combattere l’Isis in Siria. Riallacciare i rapporti con Mosca si rivela quindi una priorità all’interno del programma politico di Trump. Il 14 gennaio Trump aveva dichiarato al Wall Street Journal che era pronto a cancellare le sanzioni contro Mosca, in caso di un’alleanza con il Cremlino nella lotta al terrorismo Isis. Inoltre in questi giorni Trump ha decretato il ritiro degli Usa dalla “Trans Pacific Partnership”, ossia l’accordo economico di libero scambio precedentemente approvato da Obama, a favore di un’intesa con dodici Paesi facenti parte dell’area Asia – Pacifico. Insieme a questo progetto di rinegoziazione dei rapporti economici verrà messo di nuovo in discussione il “North America Free Trade Agreement”, ossia l’accordo che sancisce il libero scambio tra Canada, Messico e Usa. Il presidente Trump inoltre avrebbe annunciato di avere l’intenzione di tassare tutte quelle industrie e aziende statunitensi che sposteranno la loro produzione commerciale fuori dagli Stati Uniti con l’intento poi di rivendere la loro merce negli Stati Uniti. Trump ha proseguito intimando che tali aziende dovranno pagare dei dazi davvero alti se vorranno continuare ad avvalersi di manodopera straniera.
Ovviamente tutto ciò ben si inquadra nell’ottica trumpiana di dare precedenza all’America e agli americani (“America First”). Durante l’incontro alla Casa Bianca con i leader del business internazionale Trump ha dichiarato ancora una volta che «Produrre negli Stati Uniti e assumere lavoratori americani è una necessità». Stando ai fatti si prevede una chiusura protezionistica degli Usa, chiusura che avrebbe già portato ad una fluttuazione delle valute in borsa.
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