La sentenza della Corte Costituzionale sull’Italicum
Ieri la Corte Costituzionale ha espresso la propria decisione in merito alla legge elettorale proposta dal governo Renzi: l’Italicum. Una sentenza che in parte boccia questa legge elettorale ma che allo stesso tempo fornisce un sistema elettorale immediatamente applicabile per la Camera. Solo alcune parti dell’Italicum sono infatti state bocciate dalla consulta: il ballottaggio e la possibilità per i capolista di decidere in quale collegio essere eletti.
Cosa prevede l’Italicum?
La legge elettorale, così com’è uscita dalla Corte Costituzionale, è un sistema proporzionale ma con un premio di maggioranza alla singola lista che superi il 40%. La soglia di sbarramento è fissata al 3%, ciò vuol dire che una lista che non arrivi a questa percentuale di voti non avrà diritto ad alcun seggio in Parlamento. Nel caso nessuna lista dovesse arrivare al 40%, i seggi saranno distribuiti, proporzionalmente, tra tutte le liste elette. Non sono previste le coalizioni, quindi ogni lista concorrerà autonomamente. I candidati saranno distribuiti su 100 collegi nazionali. Restano i capolista bloccati. Ciò vuol dire che il primo candidato di ogni lista sarà il primo eletto di quella lista (se il suo partito supererà complessivamente il 3%). Ogni capolista può essere presente su un massimo di 10 collegi elettorali diversi. La Corte Costituzionale ha cancellato la possibilità, per i capolista, di decidere a posteriori il collegio in cui sono stati eletti. Dal secondo candidato in poi si potranno esprimere due preferenze: un uomo e una donna. Solo i capolista possono essere candidati in più collegi. La legge elettorale originale prevedeva un secondo turno, qualora nessuna lista avesse raggiunto il 40%. Chi avesse vinto il ballottaggio avrebbe goduto del premio di maggioranza. La Corte Costituzionale ha però bocciato e cancellato questa opzione.
Cosa succede al Senato?
L’Italicum era una legge elettorale pensata da chi era convinto di vincere il referendum costituzionale. Quindi non era scritta per applicarsi anche al Senato. Ci troviamo quindi nella condizione di avere due leggi elettorali per Camera e Senato. In quest’ultimo vige il Consultellum, la legge elettorale approvata dalla Corte nel 2014 e che doveva sostituire il Porcellum. Quello del Senato è un sistema proporzionale puro. Non sono previsti né premi di maggioranza né capolista bloccati. La soglia di sbarramento è fissata all’8% per le singole liste e al 3% per quelle in coalizioni (sempre che queste raggiungano complessivamente almeno il 20%). Si può esprimere una sola preferenza e i collegi elettorali coincidono con le singole regioni.
A chi conviene questa legge?
Le reazioni politiche alla sentenza della Corte Costituzionale sulla legge elettorale sono diverse. La maggioranza del PD plaude ad una vittoria, rivendicando il buon lavoro fatto dal governo sulla riforma elettorale. Si dimenticano il piccolo particolare di averla scritta pensando ad una camera sola, come se avessero già vinto il referendum, il che ci ha messi nella condizione di avere non una sola legge elettorale pasticciata ma ben due. La minoranza del Partito Democratico, invece, chiede una modifica delle legge. Cosa che, però, dovrebbe fare con l’aiuto delle altre forze politiche. Il M5S, che ha sempre criticato l’Italicum, ha fretta di tornare al voto e lo farebbe anche con due leggi elettorali diverse. Stessa cosa per la Lega Nord. Determinanti saranno quindi le intenzioni di SEL da un lato e NCD e Forza Italia dall’altra. Quest’ultima sembra orientata ad un sistema proporzionale, con soglie di sbarramento e un minimo premio di maggioranza. Senza dubbio abbiamo bisogno di un sistema più armonico visto che, fino a prova contraria, il nostro è ancora un sistema bicamerale: questa disparità tra le due camere è un pastrocchio che non potrà certo garantire stabilità al Paese.
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