Romano Prodi attacca: «Cosa aspettiamo? La rivoluzione?»
Romano Prodi, ex leader e padre fondatore del Partito Democratico, durante un convegno a Bologna si è espresso in maniera critica nei confronti della sua area politica. Auspicando un ritorno all’unità nel centrosinistra, Prodi ha poi lanciato un allarme: «Otto persone hanno lo stesso livello di ricchezza di 3 miliardi e mezzo di persone. Stiamo diventando matti? Cosa aspettiamo? Aspettiamo la rivoluzione?».
L’ex Premier non le manda a dire soprattutto alla sinistra nazionale ed europea. Romano Prodi si interfaccia con il mondo reale, sottolineandone le contraddizioni e prendendo a pretesto l’ultimo rapporto dell’Oxfam, organizzazione che si occupa di aiuti umanitari nel mondo, per lanciare un serio allarme. Critico, il fondatore dell’Ulivo dichiara a ilfattoquotodiano.it: «Quello dell’Oxfam è soltanto un richiamo, ma è un richiamo impressionante quando dice che otto persone hanno lo stesso livello di ricchezza di 3 miliardi e mezzo di persone. Stiamo diventando matti? Cosa aspettiamo? Aspettiamo la rivoluzione?». Insomma, c’è da preoccuparsi a detta di Prodi, ancora di più se si è del centrosinistra e si vuole raccogliere, nel nuovo millennio, l’eredità di chi ha lottato per l’emancipazione femminile, i diritti dei lavoratori e l’eguaglianza. Romano Prodi raccoglie queste contraddizioni e lo fa auspicando, convinto, un ritorno unitario della sinistra in Europa e in Italia tanto da richiamare all’Ulivo come ad una «esperienza unitaria, forte e coesiva che abbiamo cercato di fare», e ancora sollecitato sul futuro della sinistra afferma: «No, non penso sia un’esperienza irripetibile». Alla domanda, invece, su chi potrebbe essere il “Nuovo Prodi” il professore risponde: «Non mi interessa, non ne ho idea, non partecipo a questo dibattito», ma di una cosa è sicuro: «Riunirsi su delle idee, su un rinnovamento. Perché riunirsi per riunirsi non serve e niente. Il grande problema è ricominciare a parlare di politica. Di problemi veri come la distribuzione del reddito, l’occupazione, la scuola, pensare nel lungo periodo e non nello scontro quotidiano per riformare una società che è diventata profondamente ingiusta. Perché le basi di queste tensioni sono date dall’ingiustizia».
Un occhio, l’ex Priemer, lo butta anche oltreoceano commentando il discorso d’insediamento di Donald Trump: «È proprio la rivoluzione del mondo. Quando uno parte dicendo “America first”, l’America prima contro gli altri, perché questo è il discorso di Trump ieri, questo ci rende preoccupati». Mentre all’Europa dice: «Io lo interpreto subito come una necessità dell’Europa di mettersi assieme perché di fronte a un’America che vuole rompere i rapporti, a un’America che mette muri è chiaro che noi o siamo uniti o finiamo male».