[INTERVISTA] Giorgio Colangeli: << Vi racconto "Il profumo delle stelle" >>

Il profumo delle stelle è il nuovo cortometraggio firmato Francesco Felli che racconta la storia due personaggi tanto differenti quanto speculari alla stesso momento: Nino (Alessandro Haber), pittore e poeta ispirato alla figura di Nicola Fanizzi e Adriano (Giorgio Colangeli), medico del manicomio dov’era stato rinchiuso Nino per ben trent’anni. Uscito dal manicomio di Santa Maria della Pietà Nino ha un impatto molto forte con il mondo esterno, si accorge che il tempo non si è fermato e di quanto lo scorrere incessante della quotidianità non lo abbia aspettato. La stazione doganale dove lavorava da giovane ormai è fatiscente e abbandonata, quel luogo è il simbolo di quanto il mondo esterno sia cambiato in quei trent’anni; proprio lì Nino incontra Adriano che è stato cacciato di casa dalla moglie ed è costretto a dormire in macchina. Da quest’incontro nascerà un rapporto che andrà oltre il malessere fisico e mentale e che farà ritrovare ad entrambi un equilibrio con l’universo circostante o meglio, il profumo delle stelle.

Le scene del cortometraggio sono ambientate presso l’Ex Dogana di Roma, mentre la prima proiezione è avvenuta proprio a Santa Maria della Pietà, ex manicomio e oggi Museo della Mente; proprio qui Giorgio Colangeli ci ha raccontato la sua esperienza nei panni di Adriano. 

Nino e Adriano durante una scena tratta dal corto "Il profumo delle stelle"
Nino e Adriano durante una scena tratta dal corto “Il profumo delle stelle”

Nel corto di Francesco Felli si incontrano un medico ed un paziente, però in un certo senso i ruoli si invertono: il paziente aiuta il medico a guarire dal suo mal di vivere.

Non credo sia una novità, nella rappresentazione della malattia mentale questa ambivalenza dei due ruoli è alla base di tanto teatro comico. Mio figlio fa lo psicologo e ha conseguito il tirocinio nell’azienda sanitaria di cui fa parte proprio la struttura Santa Maria della Pietà; proprio lui mi dice sempre che è difficile distinguere l’operatore dal paziente. Il corto parla proprio di questo: di un rapporto che comunque vadano le cose è pieno di simmetrie, specularità e reciprocità. Anche quando non lo si ammette il medico impara dal paziente, c’è uno scambio che avviene nelle due direzioni e se c’è questo il rapporto terapeutico va a buon fine. Anche i figli possono insegnare ai genitori, tutti quei rapporti che sulla carta sono unilaterali poi, in realtà, vanno in due sensi.

Il corto è stato girato presso l’Ex Dogana, ma la sua prima proiezione è avvenuta tra le mura di Santa Maria della Pietà, che effetto le ha fatto entrare qua dentro?

In questo già c’ero stato per le riprese di un altro film: Il ronzio delle mosche, realizzato dall’operatore teatrale Dario D’Ambrosi che è attivo da anni nell’ambito del disagio mentale, infatti ha fondato una scuola di recitazione aperta alle persone con disagi psicologici. In questo film facevo la parte di un matto e abbiamo girato molte scene in luoghi dismessi e fatiscenti che appartenevano alla realtà

giorgio colangeli
Giorgio Colangeli in “Si può fare” (2008)

di chi era rinchiuso dentro questo manicomio. Tornare qua mi ha fatto ricordare di quel film, di altre visite fatte a strutture simili e il mio ruolo all’interno del film Si può fare, con Claudio Bisio, dove interpretavo il ruolo di uno psichiatra non Basagliano. Durante le riprese di questo film ho collaborato con un gruppo di attori straordinario, ognuno di loro ha iniziato a preparare un mese prima il loro personaggio attraverso lo studio delle cartelle cliniche reali. Fare il matto non è semplice, c’è bisogno di studio e di lavoro, in Si può fare il vero protagonista del film era il gruppo che è stato costruito con grande precisione ed umanità.”

Se lei potesse immaginare il seguito del rapporto tra Adriano e Nino come continuerebbe il corto?

Io li vedrei salutarsi perché l’idea che si costruisca qualcosa di stabile fa parte quel buonismo tipico della fiction. Una visione un po’ più adulta della realtà dovrebbe ammettere che non è necessario che questo rapporto sia continuativo nel tempo, perché quello che poteva dare lo ha già dato. Nella rappresentazione il rapporto è molto più forte quanto più è limitato nel tempo; il rapporto tra Nino e Adriano è perfetto per un corto in quanto deve essere breve. Pensando al seguito immagino che il mio personaggio possa tornare a casa e ricucire un rapporto con la moglie, non avendo così più bisogno di Nino e magari far del bene ad un altro malato di mente perchè ha capito come rapportarsi ai pazienti.”

Dopo tanti anni di carriera c’è un ruolo che le piacerebbe interpretare?

Per miei motivi di ricerca mi piacerebbe interpretare un trans. L’ho già fatto in un corto, L’ombra di Caino, realizzato da un giovane regista pugliese, Antonio De Palo. Mi piacciono i personaggi o positivi o negativi, purchè siano evolutivi e che nel corso della storia cambino. Mi piace intuire il lato nascosto, una persona esplicitamente cattiva non può essere soltanto negativa, bisogna tirar fuori quello che non si vede in apparenza.

“La follia è una condizione umana. In noi la follia esiste ed è presente come lo è la ragione” 

Franco Basaglia

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