Terremoto: il mistero delle notifiche scomparse a Roma
Il mistero delle notifiche scomparse. Una storia di terremoto, istituzioni e cittadini ignari. Tutto inizia la notte del 24 agosto 2016, terremoto in centro Italia. Decine di comuni messi in ginocchio dal sisma. Interi paesi distrutti, case crollate, persone morte sotto le macerie, sfollati e feriti. Dopo quella notte molte persone sono rimaste senza un tetto e quasi altrettante persone hanno visto crollare la casa di famiglia: le tante “seconde case” sparse per l’entroterra laziale e marchigiano. La storia continua a ottobre con le ulteriori due scosse che hanno definitivamente portato al collasso un territorio intero.
Dopo la conta dei morti e quella dei danni, arriva il momento in cui le istituzioni dovrebbero far sentire la propria vicinanza ai cittadini. Nei giorni e nelle settimane successive al sisma vengono richiesti i sopralluoghi per verificare l’agibilità o meno delle abitazioni. La precedenza, come è normale che sia, l’hanno gli sfollati; a seguire gli altri. Per un meccanismo di dialogo tra le amministrazioni pubbliche, le notifiche di inagibilità di un immobile devono essere recapitate al proprietario dal comune in cui quest’ultimo ha la residenza. Molti sono i romani che hanno visto la propria seconda casa crollare o resa inagibile dal sisma. Ma molti romani ancora non lo sanno. Infatti ci sono molte notifiche scomparse, mai recapitate ai proprietari degli immobili. Noi di LineaDiretta24 abbiamo indagato e, effettivamente, queste ordinanze di inagibilità sono state spedite dai comuni terremotati all’ufficio notifiche di Roma Capitale. Questo è un esempio di ordinanza. La classificazione E-inagibile rende l’immobile inavvicinabile: chi dovesse essere sorpreso all’interno dello stabile senza un adeguato permesso potrebbe incorrere in guai seri, anche se fosse il legittimo proprietario. Ma si dà il caso che molti romani, questa notifica, non l’hanno ricevuta. Abbiamo provato a contattare gli uffici del comune di Roma ma non abbiamo avuto risposte.
L’ordinanza viene emessa “al fine di tutelare la pubblica e privata incolumità”, come si legge nella notifica stessa. Dunque dovrebbe essere una priorità per un’istituzione pubblica quella di mettere i cittadini al corrente di un potenziale rischio. Soprattutto quando si tratta di una casa. Anche se fossero solo un paio le notifiche scomparse, la gravità della situazione attuale in quei territori esige la massima attenzione di tutte le autorità e di tutte le istituzioni. Perché un comune così interessato dal terremoto come quello di Roma non ha posto maggiore attenzione alle notifiche scomparse? Invece di pensare a chiudere le metro e le università ad ogni scossetta, rendendosi abbastanza ridicolo se si pensa alla situazione drammatica che si vive nei territori realmente danneggiati, perché il comune di Roma non aiuta i cittadini? Sono molti i cittadini romani che, direttamente o indirettamente, hanno subito le conseguenze del terremoto, eppure non esiste un canale diretto per gestire l’enorme mole di lavoro burocratico che la ricostruzione post-terremoto si porta dietro. Messaggi di vicinanza e solidarietà, comunicati lacrimosi e poco più ma la vicinanza delle istituzioni non si avverte.
Non si avverte non solo per le notifiche scomparse e non è solo la vicinanza del comune di Roma a latitare. La situazione nelle zone terremotate è a dir poco drammatica. Manca tutto. L’inverno, il freddo, la neve, le scosse continue e ripetute stanno pian piano uccidendo un territorio molto vasto. L’agricoltura e l’allevamento sono al collasso: aziende agricole isolate, senza acqua ed elettricità. Gli animali senza un adeguato riparo dal freddo stanno morendo e quelli che resistono vivono allo stremo delle forze. Immaginate di dover percorrere centinaia di metri per portare un pascolo ad abbeverarsi, cercate di farlo in mezzo a due metri di neve. Alcuni allevatori stanno lanciando l’allarme anche attraverso le pagine dei social network. Pecore, asini, mucche morenti, allo stremo. Aiutiamoli! Aiutateci!
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