Samsung: il tribunale di Seul respinge l’arresto del leader Lee Jae-yong

LO SCANDALO SAMSUNG – Il tribunale di Seul si è espresso in maniera negativa sulla richiesta di arresto per Lee Jae-yong, erede e guida della multinazionale Samsung, accusato di corruzione in un’inchiesta che è arrivata anche a interessare anche la presidente sudcoreana Park Geun-hye e la sua consigliera occulta. Secondo gli investigatori, Lee avrebbe pagato 35 milioni di dollari in tangenti per avere il via libera ad un’operazione di ristrutturazione aziendale di Samsung che gli avrebbe garantito il pieno controllo della compagnia a discapito dei piccoli azionisti.

IL FATTURATO DI SAMSUNG – Il fatturato di Samsung rappresenta un quinto del PIL dell’intero stato della Corea del Sud e l’arresto di Lee avrebbe significato un danno enorme per tutta l’economia del paese. L’azienda però, prima produttrice di smartphone nel mondo (compresi gli Stati Uniti), come rivelato da alcuni media sudcoreani, potrebbe ancora essere sanzionata dalla Fcpa, ovvero l’autorità statunitense che regola le pratiche di corruzione dall’estero.

La vicenda Samsung si intreccia all’impeachment della presidente Park Geun-hye. All’origine di tutto c’è un personaggio oscuro, Choi Soon-sil, già ribattezzata la “Raspuntin” Coreana. Consigliera senza alcun incarico ufficiale, ma sotto indagine per aver utilizzato la sua posizione per estorcere denaro alle grandi multinazionali sudcoreane. Pur di entrare nelle sue grazie e ottenere poi favori presidenziali, tutti i grandi gruppi industriali avrebbero fatto generose donazioni alle sue fondazioni. Oltre a Samsung, leader anche in questa voce, con 17 milioni di donazioni, sono usciti anche i nomi di LG, Hyundai, Lotte e SK.

L’EREDE DEL GRUPPO SAMSUNG – Lee, classe 1968, laureato ad Harvard, è stato interrogato per 22 ore consecutive dagli investigatori prima di essere portato davanti ai giudici. Il tribunale si è espresso contro l’arresto poco prima dell’alba, con grande sollievo di tutti i gruppi industriali del paese che avevano temuto per le pesantissime ripercussioni che la decisione avrebbe avuto sull’economia. Per diversi gruppi civici, invece, questa è solo l’ennesima dimostrazione della quasi totale impunità e immunità, rispetto alle leggi, dei grandi signori dell’economia.

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