Renzi e il PD, tra scontri e rilanci ci si mette Berlusconi
Matteo Renzi e il PD, l’eterna lotta e l’eterna voglia di ripartire da parte del segretario, ormai ex premier. Dopo il congresso shock affrontato un mese fa dal sindaco d’Italia, Matteo Renzi torna a far parlare di sé in un’intervista a La Repubblica sviscerando se stesso e la nuova situazione politica post sconfitta referendaria.
«Mi sono illuso che si votasse su province, Cnel, regioni. Errore clamoroso. In questo clima la parola riforma è suonata vuota, meccanica, artificiale. Nel 2014 il Paese sapeva di essere a rischio Grecia, l’efficienza aveva presa, funzionava perché serviva. Tre anni dopo avrei dovuto metterci più cuore, più valori, più ideali. Insomma, meno efficienza e più qualità. E credo per il futuro nelle opportunità della sinistra che può vincere e convincere. Ma deve entrare nel nuovo secolo, tenere insieme le tradizioni e il futuro». Così l’ex premier fa ammenda, riconosce i suoi errori, sino ad arrivare alla sua idea di sinistra e al Partito Democratico: «Per me essere di sinistra è anche innovare: essere garantisti sulla giustizia, abbassare le tasse, non andare necessariamente a rimorchio del sindacato che contesta ideologicamente i voucher e poi li usa. Lo farò. L’ho fatto». E rilancia: «Adesso c’è da fare. Lanceremo una nuova classe dirigente, gireremo in lungo e in largo l’Italia, scriveremo il programma dei prossimi cinque anni in modo originale. Siamo ammaccati dal referendum ma siamo una comunità piena di idee e di gente che va liberata dai vincoli delle correnti. Ci sarà da divertirsi nei prossimi mesi dalle parti del Nazareno».
Chiaro anche sul voto anticipato, terreno di scontro privilegiato all’indomani del referendum del 4 dicembre. L’intenzione del segretario, come quella della maggioranza delle forze politiche, si conferma sul voto anticipato, soluzione complessa essendo ancorata alla legge elettorale: «Io non ho fretta, decidiamo quel che serve all’Italia, senza ansie ma anche senza replicare il 2013 dove abbiamo pagato un tributo elettorale al senso di responsabilità del Pd. Forse alcuni parlamentari sono terrorizzati dalle elezioni perché sanno che non avrebbero i voti neanche per un’assemblea di condominio. Ma noi no. Noi faremo ciò che serve al Paese», dichiara mentre rispolvera il ballottaggio: «è il modo per evitare inciuci, governissimi, larghe intese tra noi e Forza Italia che non servono al Paese e aprono un’autostrada al grillini». E aggiunge: «Se poi dalla Corte verrà fuori un sistema diverso ci confronteremo con gli altri». «Col maggioritario – sottolinea Renzi a Repubblica – il Pd è il fulcro di un sistema simile alla democrazia americana. Con il proporzionale torniamo a un sistema più simile alla democrazia cristiana. Ma il Pd sarà decisivo comunque. Il futuro dell’Italia passa da noi, dai nostri sindaci, dalla comunità di valori della nostra gente. Che non ne può più di chi tutti i giorni spara contro il quartier generale».
Ma è proprio la legge elettorale il bandolo della matassa sul fronte politico, mesi se non anni sono passati alla continua ricerca di un sistema di voto credibile, ma che al netto delle abituali contraddizioni alla fine probabilmente tornerà ad essere quello che è sempre stato: il Mattarellum. Tutto cambia per non cambiare mai, il Porcellum dichiarato incostituzionale e l’Italicum inutilizzabile senza riforma costituzionale, al netto del laconico “faremo in fretta”, rischiano di ri-traghettarci nella prima repubblica o peggio nello stallo più totale. Tanto è vero che continuano i botta e risposta mediatici tra leader, ne è un esempio Silvio Berlusconi che al Corriere della Sera, ha dichiarto: «È necessario chiarire che quando chiedo il sistema proporzionale non lo chiedo affatto per fare le larghe intese. Io voglio vincere le prossime elezioni con il centrodestra, che mi auguro unito su un progetto liberale e riformatore. Dico però che l’Italia è troppo fragile per permettersi governi espressione di una minoranza di elettori, e nei quali il resto del Paese non si riconosce», in netta controtendenza con la linea lanciata da Renzi, la soluzione all’impasse appare sempre più lontana.
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