Terremoto: la burocrazia prevale sulle vite umane
I terremoti, le temperature gelide, la neve, le condizioni di vita massacranti. Tutto nel Centro Italia sta diventando invivibile. E di fronte a questo il governo, finora, ha fatto ben poco. O più precisamente non ha saputo agire, non ha saputo fronteggiare il prevedibile perché se i terremoti non si possono prevedere, la neve e le basse temperature di montagna sì. E potevamo aspettarci l’emegenza nell’emergenza: l’emergenza terremoto nell’emergenza neve.
Non è un mistero che la neve e le basse temperature provochino disagi. E non è certo una novità che le temperature in montagna arrivino sotto zero nei mesi di gennaio e febbraio. Né tantomeno lo è il fatto che persone, già messe decisamente a dura prova dalla scossa del 24 Agosto, vacillino nell’affrontare questi ulteriori disagi. Non è pensabile che sistemazioni provvisorie come container o casette di legno possano essere vivibili quando c’è un metro e mezzo di neve a ricoprire il suolo. Così come non è pensabile il fatto che non sia così urgente inviare delle squadre di soccorso con turbine in grado di facilitare la percorribilità di strade ricoperte dalla neve. Ma l’Italia è il Paese che procrastina, che rimanda, che ha ben altro da fare quando si necessita di risorse urgenti. Non stiamo parlando dell’Italia dei cittadini, dei vigili del fuoco, dei soccorsi, dei volontari che fino ad oggi sono stati la salvezza del nostro Paese. Stiamo parlando di un’Italia fatta di un governo lontano dalla realtà, preso da mille impegni. Un governo che ha ben altro da fare sebbene ci siano vite umane che necessitano di cure, attenzioni, risorse per rialzarsi. Il governo c’è stato per l’emergenza banca, quella del Monte dei Paschi di Siena, pronto ad offrire fondi e risorse per riequilibrare la situazione. In quel caso sì, non ci ha pensato un attimo a trovare 20 miliardi di euro, mentre per aiutare i suoi cittadini non ha avuto la stessa solerzia.
Basterebbe leggere le parole del sindaco Pirozzi per rendersi conto di tutto quello che sta sfuggendo al governo italiano: «Qua ci vuole un cambio di rotta serio. C’è un momento in cui bisogna dire basta e quel momento signori miei è arrivato. Dal 24 Agosto ad oggi una sciagura dietro l’altra ha segnato la mia gente e la mia terra e se contro Madre Natura possiamo ben poco, contro la burocrazia possiamo eccome, e dunque basta, ma basta davvero». Un appello rabbioso, che pretende concretezza, immediatezza, urgenza da parte di un governo totalmente distratto.
Inutile dire che quello che finora è mancato è stato fare il massimo, il massimo di quello che si poteva fare per offrire un supporto valido e concreto. Ma, oltre le parole, niente è stato messo in atto fino ad oggi. Equivalgono a 6 miliardi di euro i fondi già stanziati per la legge di bilancio, inclusi gli incentivi fiscali e privati, per la ricostruzione e la messa in sicurezza dei territori degli edifici pubblici; e ancora equivalgono a 28 milioni di euro i fondi raccolti tramite gli sms solidali. Ma a interporsi come ostacolo per la messa a disposizione degli stessi fondi sono gli infiniti tempi della burocrazia. Una burocrazia cieca, tutta italiana, che ad oggi sta prevalendo sulle persone. A smuovere le acque è, ancora una volta, il sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, tramite una post pubblicato su Facebook nel quale ribadisce l’urgenza di interventi immediati, privi di passaggi inutili: «Adesso quassù si pretende la massima operatività, adesso quassù si pretende di fare le cose con urgenza, con somma urgenza, il che significa interventi immediati, in tutto, per tutto, su tutto. E comincio dalla neve: è un segreto che a 1000 metri di altitudine nevica e di brutto? È un segreto, forse, che in una terra, massacrata dalle calamità naturali, dove si sa che l’inverno è duro, dove ci sono strade che sono state abbandonate dalle istituzioni per tre decenni, la situazione diventi ingestibile? No, non è un segreto, si sa. E lo dico da mesi. Che ci vogliano le turbine mi sembra chiaro come il sole, ho fatto mille appelli, che deve fare la mia gente? Il problema delle stalle risale a soli pochi giorni fa, anche in quel caso ho dovuto alzare la voce, invocare rapidità perché qua ci sono gli allevatori, gli animali, questa terra ha delle peculiarità che vanno conosciute, tutelate, e che non aspettando i tempi maledetti delle scartoffie all’italiana, dei mille passaggi di scrivanie, di mille firme e mille timbri». Ancora una volta si è fatto strada il solito copione all’italiana, un copione fatto di procedimenti burocratici lenti, dai mille passaggi. Anche stavolta il governo è stato in grado di crearsi un alibi, un capro espiatorio che ha permesso di giustificare la mancata immediatezza degli interventi: quest’alibi si chiama burocrazia. Questa sarebbe la causa per cui oggi gli italiani colpiti dal terremoto si trovano a vivere situazioni ancor più massacranti di quanto si potrebbe pensare. Il punto è che i cittadini italiani però non sono disposti a trovare un capro espiatorio. I cittadini si sono dimostrati disposti a intervenire a mani nude, senza riserve. Per questo bisogna continuare a dire a gran voce che siamo un grande Paese, un Paese in cui però il governo deve restare al timone della sua nave, e deve restarci ancor più nelle situazioni di emergenza. Un governo che deve essere in grado di comprendere quando prescindere da tempistiche che non giovano affatto alle situazioni di emergenza, perché fino ad oggi dinanzi alla realtà massacrante del Centro Italia ha dimostrato di non saper reagire, restando in riga, passivo ad aspettare che gli adempimenti burocratici fossero pronti. Quando di pronto, nelle situazioni di emergenza, dovrebbe esserci ben altro.
Torna alla HomePage Lineadiretta24
Leggi altri articoli dello stesso autore
Twitter: @valeriasantare2