Il bello delle donne, il brutto del revival (alcuni anni dopo)

Ciò che sarebbe stato lo si è intuito sin dal principio. Quando, nei titoli di testa, in un audace ordine alfabetico, il nome di Claudia Cardinale figurava solo secondo, e, precisamente, tra quelli di Manuela Arcuri e Adua Del Vesco. Disegnato, ancora una volta, sui cartoncini cult della sigla d’apertura che per anni ha incantato i telespettatori agli inizi del Duemila, e che, ieri sera, si è rivelata preambolo di un revival – sortilegio.

il bello delle donne
“Il Bello delle donne”, alcune attrici del vecchio cast

A una decina di primavere di distanza, Il Bello delle donne, il salon de coiffeur televisivo più amato da mamme, nonne e figlie italiane, ha infatti perso la sua magia, la poesia. Quella capacità garbata di raccontare in punta di penna le sfumature della femminilità più o meno audace, sicuramente meno frequentata. Quella chiave ironica ma toccante che incollava le donne al televisore, scuotendo il pubblico di Canale 5. Dei fasti che furono, oggi resta solo un feticcio.

Orfano di una scenografia amabile come quella di Orvieto, Il bello delle donne vive oggi nella Capitale d’Italia dove è “er mejo negozio de parrucchieri de Roma” (cit. Jessica, Manuela Arcuri); e quando il salone dell’antagonista Sam (Nitto Flores) viene saccheggiato “la colpa è o dei negri o dei rumeni”. Fuori di metafora: la serie che ai tempi si proponeva di superare un certo rigore imposto della fiction italiana, aprendo per la prima volta gli occhi su tematiche come famiglie allargate, donne sole, donne non perfette, donne protagoniste e non solo compagne, omosessualità, oggi, invece, offre messaggi che, nel tentativo (?) di rappresentare un sotterraneo vissuto popolare, risultano di banale volgarità e ben poco edificanti.

Dal camminare in punta di piedi si è passati all’incedere pesante. Dall’indagine ai cliché-usato sicuro: uno su tutti? La coatta di periferia che si chiama “Jessica” fu trovata di Carlo Verdone nel 1995.

E guai a promuoverlo come un prodotto divertente perché un po’ trash. Guai a ripiegare sull’ascendente un po’ di birichino  che il “cinepanettonismo” televisivo può avere sul pubblico di oggi, quello del web, soprattutto, quello che parla e fa parlare. E’ un’ipnosi che stavolta non basta: Il bello delle donne non era questo, non era un Gf Vip qualsiasi da sminuire e sminuzzare a colpi di meme per solleticare risatine.

Ad illuminare la notte di incertezze di Canale 5 restano luce la recitazione delicata di Massimo Bellinzoni (ci sei mancato!), la classe senza filler di Claudia Cardinale, la voce roca di Anna Galiena, la fascinosa Crudelia De Mon “indossata” da Giuliana De Sio. (E vale la pena, a questo punto, ricordare i “caduti” delle passate stagioni, coloro che non hanno partecipato a questa nuova serie: oltre all’indimenticata Virna Lisi, scomparsa tre anni fa – e a cui questo “revival” è dedicato (!) – Stefania Sandrelli, Eva Grimaldi, Antonella Ponziani, Nancy Brilli, Lunetta Savino, Gabriel Garko).

Per il resto, al termine della prima puntata, regna la consapevolezza piena di un grande, imprevedibile rimpianto: Garko, ci manchi!

(Oltre a una domanda, ovviamente, anzi, LA domanda: Mediaset, perché?)

 

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