Morto Zygmunt Bauman, l’ultimo Francofortese
E’ morto Zygmunt Bauman, uno dei più importanti sociologi del Novecento. Si è spento a 92 anni il filosofo della liquidità. Nato a Poznan nel 1925, di origine ebraica, Bauman si rifugiò in Urss dopo l’invasione nazista; tornato a Varsavia, si è poi trasferito in Gran Bretagna, dove ha insegnato sociologia a Leeds (dal 1971 al 1990). Di formazione marxista, ha studiato il rapporto tra modernità e totalitarismo, con particolare riferimento alla Shoah e al passaggio dalla cultura moderna a quella postmoderna.
Noto soprattutto per la sua critica intorno alla società liquida (e cioè la perdita di solidità di vari aspetti del vivere in società in favore di una sempre maggiore fluidità e de-responsabilizzazione),portata avanti in un ciclo di letture che va da “Amore liquido” a “Società liquida“, Bauman ha inoltre il forse meno noto merito di aver ripreso, aggiornato e divulgato alcuni concetti chiave della Scuola di Francoforte di Theodor Adorno e Max Horkheimer.
Non solo liquidità dunque, ma un approccio poliedrico alla società per intero vista nelle sue molteplici problematicità. Bauman è altresì il sociologo che ha indagato la Solitudine del cittadino globale, l’iper-individualizzzione della società (La società individualizzata), la comunità come risposta alla frammentazione sociale (Voglia di comunità), il consumismo e gli aspetti disumani del capitalismo (Consumo dunque sono – Capitalismo parassitario), la perdita di concretezza dei legami affettivi e solidali (presenti sia nel ciclo “liquido” che come filo rosso di molte altre opere).
Figlio insomma di un approccio “totale” alle contraddizioni di una società ancora e per troppi aspetti totalitaria, Zygmunt Bauman lascia in eredità non solo una guida precisa per orientarsi all’interno di essa, ma un vuoto che non sarà facile da colmare. Non è da tutti infatti fare della critica della società un manuale ad uso e consumo della maggioranza delle persone; troppo spesso infatti sociologi e filosofi fanno della loro specialità e dei loro tecnicismi un orizzonte entro il quale rinchiudere il loro sforzo d’analisi – complicato di per sè, certo, ma in troppi casi non facilitato se non addirittura complicato per autocompiacimento. Ad essi e a tutti noi Bauman lascia la forza e il potere dirompente di una critica serrata e esaustiva scritta con uno stile semplice e facilmente comprensibile.
Non solo una chiave per aprire la porta che conduce fuori dalle tenebre della società, ma anche la lucina per trovare la serratura dove farla girare.