Allarme terrorismo al cinema: famiglia marocchina scambiata per attentatori, la sala si svuota nel panico
ALLARME TERRORISMO AL CINEMA – Se lo scopo del terrorismo, nel lungo periodo, è quello di cambiare lo stile di vita delle persone, di instillare paura e panico, terrore appunto che dietro ogni angolo si nasconda un pericolo e in ogni momento possa succedere qualcosa, ebbene sembra che la missione stia riuscendo perfettamente. Dopo gli eventi di Parigi, Berlino e Istanbul, tutti quanti siamo molto più attenti, coscienti che da un momento all’altro anche in Italia potrebbe succedere qualcosa di eclatante e questo clima ha portato all’incredibile episodio avvenuto il primo gennaio.
I FATTI – De Andrè in una celebre canzone cantava: “qui chi non terrorizza, si ammala di terrore”. Ebbene solamente con questa “malattia del terrore” si può spiegare quanto avvenuto domenica al cinema “Space” di Torino. Mentre in sala stavano proiettando il film “Passengers”, due persone, dopo essersi coperte con il velo, hanno iniziato a scambiarsi messaggi e occhiate complici sui propri cellulari. Un comportamento forse fastidioso, ma sicuramente non illegale, che ha fatto però scattare un campanello d’allarme in uno degli spettatori, portandolo ad abbandonare in fretta e furia la sala e dando il via ad un fuggi fuggi generale che ha costretto gli addetti del cinema a chiamare di corsa i carabinieri per un presunto allarme terrorismo al cinema.
MAMMA E FIGLIA – All’arrivo delle forze dell’ordine la situazione si è presto chiarita. I due loschi figuri altro non erano che madre e figlia, di origine marocchina, entrambe sordomute, che durante una scena particolarmente piccante del film, dopo essersi coperte con il velo, non hanno resistito all’impulso di scambiarsi qualche commento con l’unico mezzo a disposizione, ovvero i propri cellulari. Allarme rientrato e tutto bene quel che finisce bene. Forse. La situazione è stata talmente paradossale e ridicola che la prima reazione è quella di ridere di questo episodio, ma in realtà la sua gravità è tutt’altro che ilare. Probabilmente siamo davanti ad una delle vittorie più importanti del terrorismo stesso, una vittoria senza morti e senza sangue, una vittoria “a tavolino”. Siamo davanti alla nuda realtà secondo la quale, volenti o nolenti, tutti quanti siamo divenuti più attenti e sospettosi di quello che ci succede intorno, pronti a scattare al minimo dettaglio fuori posto, al minimo segnale di pericolo e questo vuol dire che in parte i terroristi hanno già vinto e le nostre vite sono già cambiate.
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