È morto Georges Prêtre, la leggenda del podio
Si è spento nella sua casa del sud della Francia il direttore d’orchestra Georges Prêtre. Nato il 14 agosto 1924 a Waiziers nel nord della Francia, la sua permanenza sulla terra è stata di 92 anni: 70 anni di carriera musicale di cui 50 segnati dal sodalizio con Wiener Symphoniker. L’ultimo trionfale concerto di Georges Prêtre ha avuto luogo il 22 febbraio 2016 e in quella occasione – in una intervista rilasciata al Corriere della Sera – in merito al suo mestiere disse che “spinge ad amare tutta l’arte. La musica non è chiusa in se stessa, non puoi dirigere Debussy se non conosci la pittura della sua epoca, o Poulenc senza sapere nulla di Cocteau. Servono passione e disciplina. E incontri con grandi maestri”. Georges Prêtre sarebbe dovuto tornare sul podio per la Stagione Sinfonica del Teatro alla Scala il 13, 15 e 17 marzo 2017. A dare la notizia della sua morte è stata proprio l’istituzione milanese.
“Durante il concerto il direttore d’orchestra è una guida e un capo per la folla nella sala. Egli sta alla loro testa e ha volto loro le spalle. È lui che tutti seguono, poiché è lui che fa il primo passo. Invece che con i piedi, egli avanza con la mano. L’interno flusso della musica, suscitato dalla mano, corrisponde al cammino che egli percorrerebbe con le gambe. La gente ammassata nella sala viene rapita da lui. Per tutta la durata di un pezzo, non riescono a vedere il suo volto. Egli è inesorabile: non è concessa sosta. La sua schiena sta sempre dinanzi agli ascoltatori come se fosse la meta. Se durante l’esecuzione di un pezzo egli si voltasse, anche una volta sola, l’incantesimo sarebbe spezzato. Il cammino che gli ascoltatori percorrono non sarebbe più un cammino: essi siederebbero delusi in una sala immobile. Ma si può essere certi che il direttore non si volterà” è con queste parole che Elias Canetti, in Massa e Potere, descriveva in modo poetico la figura del direttore d’orchestra. Ed è esattamente in queste frasi che possiamo scorgere l’immagine di Georges Prêtre: sicuramente la guida – musicalmente spirituale – della folla in sala degli ultimi 70 anni.
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