Charles Manson, “il Profeta del male” malato grave
“Sono un vagone ed una brocca di vino, e una lama di rasoio … se ti avvicini troppo”, è con queste parole che Charles Manson, il Profeta del Male, si descrisse durante un’intervista rilasciata in carcere. Ora, quel carcere – di Central Valley – lo ha lasciato poiché trasferito di urgenza in un ospedale a causa di una malattia di cui non si conosce la natura.
La notizia del ricovero di Charles Manson è stata divulgata dal Los Angeles Times che non ha reso noto l’ospedale in cui si trova né la patologia di cui soffre. La portavoce Terry Thornton ha affermato soltanto che Manson “è ancora vivo” e ha ribadito che le leggi sulla privacy impediscono di divulgare informazioni sulla salute o sui trattamenti medici dei detenuti. Un’infanzia difficile quella del piccolo Charles, ora 82enne: nato a Cincinnati (Ohio) nel 1934, fu affidato in tenera età – in seguito all’arresto della madre per spaccio di droga – agli zii i quali gli impartirono un’educazione religiosa molto rigida e dai quali subiva dure punizioni e maltrattamenti. Scappato di casa, cominciò a prostituirsi a 16 anni ed è proprio durante l’adolescenza che si verificarono i primi arresti: in carcere subì violenze fisiche da parte di altri detenuti che contribuirono ad alimentare la sua già labile sanità mentale. Ma la situazione per Charles Manson cambiò radicalmente quando raggiunse San Francisco per la Summer of Love. Prima di diventare un criminale, Manson era un un aspirante musicista, purtroppo all’epoca incompreso: nel ’68 si recò a Los Angeles per concretizzare il suo sogno, ma l’insuccesso avuto, accrebbe in lui la rabbia verso l’intera società. Questa sua insanabile delusione sarà l’inizio della fine: rifiutato da quel mondo fatto di fama e ricchezza, lo avrebbe allora distrutto. Hollywood era il suo bersaglio. E così nel 1969, nel quartiere di Cielo Drive, fra le mura domestiche del produttore musicale Terry Melcher (che aveva deciso di non scritturarlo), organizzò il massacro che ha fatto storia. All’epoca la villa era abitata dal regista Roman Polanski – assente nel giorno della strage poiché a Londra – e dalla moglie a attrice Sharon Tate, incinta di 8 mesi. Charles Manson non si sporcò le mani. A mettere in pratica il suo disegno demoniaco furono alcuni membri della “Manson’s Family” (una setta dal lui creata che dipendeva totalmente dal diabolico manipolatore, contemporaneamente “Cristo” e “Satana”, come era solito descriversi): Charles “Tex” Watson, Susan Atkins, Patricia Krenwikel e Linda Kasabian, armati di coltelli e revolver uccisero spietatamente il guardiano della villa, Stephen Earl Parent, il parrucchiere Jay Sebring e Wojciech Frykowski. Infine fu massacrata la giovane Sharon Tate. Sulle pareti dell’abitazione scrissero alcuni slogan con il sangue delle vittime. La fame di omicidio e di vendetta si placò soltanto quando l’avvocato Vincent Bugliosi riuscì a trovare le prove e a incastrarlo. Detenuto da allora – ormai da 45 anni – Charles Manson sconta l’ergastolo, continuando ad esercitare influenze e fascino sulle persone ancora oggi.
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