Natale in casa Cupiello nella rilettura di Antonio Latella
Dal 20 dicembre al 4 gennaio al Teatro Argentina va in scena Natale in casa Cupiello, uno dei capolavori del teatro di Eduardo De Filippo, riletto da Antonio Latella.
Il sipario si apre su un’enorme stella cometa: al di qua, gli attori, bendati, si liberano delle maschere man mano che iniziano a parlare. Recitano le battute come da copione, ma non c’è mimica, non c’è gestualità: gli attori narrano ciò che accade, intervallando così le loro battute, quasi a voler riprodurre la stesura stessa della commedia. Si chiude quindi il primo atto con la consegna della lettera di addio di Ninuccia a Nicolino. Nel frattempo la stella cometa viene tirata su: sulla scena compaiono tre strani personaggi che, in un rincorrersi di passi e di voci piuttosto concitato, corrono di qua e di là sul palcoscenico descrivendo la vigilia di Natale in casa Cupiello. Qui Concetta sta parlando dei suoi guai con il portiere Raffaele, mentre trascina una carrozza di vetro dentro cui c’è Lucariello e che metaforicamente sta a rappresentare tutto il peso della famiglia che grava sulle proprie spalle. Arriva Vittorio Elia, l’amante di Ninuccia, subentrano quindi gli altri personaggi che iniziano a correre come forsennati da un lato all’altro del palco, recitando le loro battute con dei pelouche di animali diversi in mano, che verranno poi caricati tutti sulla carrozza, dove Concetta sprofonderà dopo l’episodio del capitone. La scena della lettera risulta essere comunque l’unica scena più o meno fedele alla commedia di Eduardo, anche nella gestualità. Arriviamo quindi all’atto finale: il portiere scende dall’alto sotto le sembianze di un angelo e racconta ciò che sta accadendo; Luca è in una mangiatoia, Concetta sembra essere la Vergine Maria. Alla fine infatti compariranno sulla scena un bue e un asinello e Luca farà finalmente parte di quel presepe che tanto amava.
Commedia stupefacente quella di Edoardo, dal sapore dolceamaro, che, nel rimaneggiamento di Latella sembra avere solo l’amaro: le battute, spesso italianizzate o comunque recitate in un napoletano maccheronico, sono denudate della loro originale bellezza soprattutto in virtù dell’assenza di gestualità e di mimica, fondamentale in Natale in casa Cupiello. Pertanto anche quelle battute che naturalmente susciterebbero il riso del pubblico assumono qui un tono cupo. L’aggiunta poi di queste figure, tutta quella esasperata concitazione e la trasformazione dell’ultimo atto in una sorta di operetta, sovvertono in toto l’originale commedia. E allora perché non creare qualcosa di nuovo anziché stravolgere un’opera già perfetta di suo?
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