India: a 12 anni stuprata e bruciata viva

INDIA STUPRO 1Passato un anno dalla tragedia di una ragazza violentata a morte su un autobus a New Delhi, l’India è nuovamente sconvolta da un altro femminicidio. Una studentessa, che oggi il The Hindustan Times rivela avesse 12 anni e non 16, è stata stuprata per due volte in ottobre a Kolkata (Calcutta). I suoi aggressori hanno iniziato poi a perseguitarla, preoccupati per la denuncia, finché non l’hanno bruciata viva tentando di simulare un suicidio.

L’autopsia ha inoltre rilevato che al momento del decesso la ragazza era al primo mese di gravidanza. Il feto è stato prelevato per gli esami del Dna che potrebbero tornare utili alle indagini.
Originaria dello stato indiano di Bihar, la giovane si era trasferita a Madhyamgram per studiare. Il dramma ha inizio il 26 ottobre quando Chhotu Talukdar, grossista di pesce, le propone una passeggiata, portandola invece con l’inganno presso una casa abbandonata in cui cinque amici abusano di lei. I genitori la cercano durante tutta la notte, trovandola al mattino in un campo priva di sensi. Si rivolgono allora al commissariato di polizia per denunciare l’accaduto e chiedere protezione. I violentatori però, appresa la notizia, sequestrano nuovamente la ragazza, dopo sole 24 ore, stuprandola in un taxi. Questa volta i genitori la ritrovano stordita e ferita vicino a una stazione.

La persecuzione non sembra avere fine e il padre della studentessa decide di cambiare casa, trasferendosi nella zona dell’aeroporto. Le minacce continuano per costringere la famiglia a ritirare la denuncia di stupro. Il 23 dicembre la ragazza viene ricoverata in ospedale con ustioni gravissime su metà del corpo. I sanitari, e in un primo momento anche la polizia, pensano a un tentativo di suicidio. Ha inizio una lunga settimana di agonia e disperazione per la famiglia. Il 29 dicembre, in un momento di lucidità, la ragazza pronuncia nomi e cognomi dei suoi aggressori e racconta di come questi le abbiano dato fuoco. Solo due giorni dopo, le infezioni causate dalle ustioni si rivelano letali. Lo stesso giorno la notizia si diffonde e migliaia di manifestanti, sia del Partito comunista che intellettuali ed esponenti della società civile, scendono in piazza scontrandosi a tratti con le forze dell’ordine. Le proteste non si sono fermate nel corso dei giorni, a sottolineare la rabbia e lo sdegno per l’ennesima tragedia a sfondo sessuale che colpisce le donne in India. Accesa è la polemica nei confronti della polizia, accusata di aver cercato di chiudere il caso in maniera troppo sbrigativa. Certo è che quella famiglia un grido d’aiuto lo aveva lanciato.

 

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