La spallata di Gianni Clementi al Teatro Roma

Sogni, progetti, rimpianti. Una famiglia sospesa tra passato e futuro, ormai al riparo dai rischi di nuove digressioni belliche, ma ancora impreparata a cogliere le enormi potenzialità offerte dall’imminente boom economico. Uniti, eppure tenuti lontani da una perpendicolarità prospettica che sorprende per l’incredibile aderenza con i tempi moderni: succede ai protagonisti de La spallata, agrodolce commedia scritta da Gianni Clementi e diretta da Vanessa Gasbarri in scena al Teatro Roma di via Umbertide fino al 19 gennaio 2014.

Madri contro figli, in una disputa ideologica sul valore salvifico del posto fisso quale base solida su cui costruire una famiglia, contrapposta a una irrequietezza esistenziale che pervade i giovani Edda (Claudia Ferri), Benito (Alessandro Loi) e Littorio (Matteo Milani), ironicamente coadiuvati dall’unico dipendente statale di famiglia, il cugino carabiniere Romolo (Alessandro Salvatori).
Uno sguardo rivolto al futuro che non c’è, che per ironica e perfetta circolarità del destino si ricollega a un futuro che non ha ragione di esistere negli occhi di Lucia (Giorgia Trasselli) e Assunta (Gabriella Silvestri), vedove inconsolabili di eroi caduti sul lavoro.

Progettare per sopravvivere diventa così il leit motiv su cui si fondano le rispettive (in)certezze, in un crescendo di comici paradossi e dialoghi stravaganti, senza che il peso della storia gravi sugli attenti spettatori. Una prova attoriale di grandissima qualità, con tempi scenici curati e interpretazioni quasi sempre al vertice, mentre l’età moderna saltella tra il Vajont e l’omicidio di Kennedy, fino a strabordare ben oltre il palcoscenico e annientare le risa della platea.

L’applauso chiude un finale ovattato, creato forse per attutire il colpo della domanda: cos’è, in fondo, la spallata? Il gesto con cui ci si carica di un defunto sulle spalle fino a condurlo ad eterno riposo? La spinta che ci porta a remare contro tutto e tutti, sfidando la sorte a duello per accaparrarsi una certezza o una buona storia da raccontare? Il supporto morale negato a chi osa sognare in grande, costretto a ridefinire consequenzialmente le proprie ambizioni? Il cambio del punto di osservazione, che distogliendo lo sguardo dal passato svela un domani ancora da costruire?
O forse solo una divertente e leggera commedia con cui allietare le fredde sere di inizio 2014, magari soffermandosi nel foyer a intonare vecchie melodie e azzardare timidi passi? In tal caso, la spallata, altro non sarà che un fortuito intervallo tra micro-cosmi in ritmico diletto.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *