Malia II: piccole perle napoletane dimenticate
Il 2 dicembre presso la Feltrinelli di Via Appia Massimo Ranieri ha presentato il suo nuovo album, Malia II, la prosecuzione del lavoro dello scorso anno, Malìa – Napoli 1950-1960.
Prodotto da Mauro Pagani, con il quale il cantante napoletano ormai collabora da circa 15 anni, Malia II raccoglie 11 brani tra i più belli della canzone napoletana. Come ha raccontato lo stesso Ranieri: “sono canzoni che vengono dal cuore, quelle che cantavo nei bar, alle cresime o ai matrimoni. Per fortuna non ho la mannaia del discografico che dice di fare canzoni per la radio… -e continua- Sono canzoni dei miei idoli, come Modugno, Carosone, Sergio Bruni”. Racconta poi di come si sia avvicinato alla canzone partenopea, merito che sembra spettare al grande Vittorio De Sica: “ci siamo incontrati a Montecarlo, c’era il principe Ranieri, la principessa Grace Kelly e fu un disastro. Finito lo spettacolo, De Sica venne da me dicendomi “un disastro, io vorrei cantare come te in napoletano… Perché non canti quelle canzoni?” E io dissi da buon scugnizzo napoletano: “Va bene Maestro, io canto in napoletano se tu mi fai la regia” e così nacque “O surdat ‘nnammurat” al Sistina” (1972).
L’album è stato inoltre realizzato da Ranieri avvalendosi della collaborazione di grandi jazzisti italiani, quali Enrico Rava (tromba e flicorno), Stefano Di Battista (sax alto e sax soprano), Rita Marcotulli (pianoforte), Stefano Bagnoli (batteria) e Riccardo Fioravanti (contrabbasso), che lo stesso cantante ringrazia per essersi “adeguati al suo stile e alla sua voce”, sottolineando anche la differenza rispetto al precedente lavoro, realizzato quasi tutto live. Spiega: “Le ho spogliate di tutte quelle robe, così come erano state sovraccaricate di collane, ciglia finte, collane, anelli, bracciali. Queste canzoni hanno una loro naturale bellezza. Come dice Enrico Rava “la nota va messa al momento giusto, talvolta anche levandone qualcuna.” Dunque Malia II si presenta come un excursus della canzone napoletana più autentica, per cui si passa da Malafemmena,a Torero, a Vieneme ‘n suonno, quella che, come afferma lo stesso Ranieri, “mi emoziona di più, l’ho sempre voluta cantare.” E a tutti coloro che dicono che “Ranieri si è messo a fare jazz” risponde così: “sono canzoni fatte con quell’atmosfera nightarola”, definendole ” piccole perle napoletane dimenticate, sovrastate dai grandi classici. Hanno la malia, mi ricordano quelle atmosfere, è il mio ricordo, è la memoria”.
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@ludovicapal