Nuovo stop per centurioni e risciò: il tam tam si ripete
centurioni e risciò
Sembra un tam tam che si ripercuote su ogni amministrazione capitolina quello del divieto di centurioni, risciò e ambulanti. A dimostrarlo, ancora una volta, è l’ultima ordinanza firmata dalla sindaca Raggi che “dispone il divieto di qualsiasi attività che preveda la disponibilità ad essere ritratto come soggetto in abbigliamento storico – ad esempio come centurioni – in fotografie o filmati, dietro corrispettivo in denaro”. A una prima lettura si potrebbe pensare che la delibera non vada di certo a incentivare il turismo, ma basterebbe continuare a leggerla per comprendere quale sia il fronte su cui vuole influire. Nell’ordinanza si legge infatti come questa sia volta “ai fini della tutela della sicurezza urbana e del decoro del patrimonio artistico, storico e monumentale, in tutto il territorio del centro storico ricadente nel perimetro del sito riconosciuto e tutelato dall’Unesco”. Un atto indubbiamente decisivo, volto a migliorare la bellezza dei luoghi storici della capitale, e al contempo a eliminare un mondo economico senza regole che circoscrive il Colosseo e il resto dei luoghi storici di Roma.
È inoltre da sottolineare come la delibera siglata dalla Sindaca non influisca soltanto sulla categoria dei centurioni o su altri personaggi storici che in cambio di una foto o di un filmato chiedono denaro, bensì anche sulla categoria del trasporto pubblico collettivo o individuale. Per le stesse motivazioni infatti – nonché per esigenze di tutela dell’incolumità pubblica – è stata firmata dall’amministrazione capitolina un’altra ordinanza che dispone il divieto di svolgere in alcuni ambiti territoriali di Roma (in particolare nel centro storico e nei luoghi di maggior attrazione turistica) una qualunque attività assimilabile al trasporto pubblico collettivo o individuale di persone con velocipedi a tre o più ruote (compresi quelli a pedalata assistita) dotati di un motore ausiliario elettrico. E infine, si legge nell’ordinanza, come in caso di violazione delle suddette ordinanze che hanno validità fino al 30 Luglio 2017, si applicherà la “sanzione amministrativa così come determinata da una delibera della giunta capitolina dello scorso 129 Luglio, pari a 400 euro”.
Un pugno di ferro, quello dell’amministrazione capitolina, che però non sarà risparmiato da manifestazioni e cori oppositori da parte di tutte le persone toccate in prima persona dalla delibera in questione. Basti pensare alle voci già udite dopo il divieto imposto dalla precedente ordinanza del commissario Francesco Paolo Tronca, il quale aveva indetto la stessa delibera. E allo stesso modo basti ricordare – forse con più facilità visto il poco tempo trascorso da allora – come, dopo la scadenza del 30 Giugno 2016 del divieto imposto dallo stesso Tronca, centurioni e risciò non abbiano esitato nel rimettersi in carreggiata tornando a essere fonte di attrazione per turisti fin quando è stato loro possibile, ossia fino all’attuale delibera nuovamente avviata.
Un ordinamento, dunque, che divide l’opinione pubblica in due parti: da un lato i cittadini stanchi di vedere promotori saltafila, venditori di bevande, cappellini e souvenir gestiti nel caos ambulante, e dall’altro cittadini che, essendo invece colpiti in prima persona, protestano. C’è però da evidenziare come l’ordinanza firmata pochi giorni fa dalla Sindaca non abbia generato neppure stupore tra di essi, vuoi per il meccanico rinnovamento dell’ordinanza che viene firmato quasi al termine di ogni delibera precedente, vuoi perché la Raggi aveva parlato già in campagna elettorale di lotta al caos estetico ed economico nei luoghi storici della capitale.
Ma il punto su cui (forse) si dovrebbe riflettere sta nel fatto che dietro a costumi, velocipedi e venditori ambulanti ci sono persone che hanno, come tutti, diritto al lavoro. Non stiamo avallando il commercio clandestino e caotico, ma stiamo sottolineando come si dovrebbe almeno provare a trovare una soluzione alternativa, che vada a gestire legalmente il traffico di ambulanti, centurioni e quant’altro, insieme a un commercio privo di evasioni fiscali. Ma, ancora una volta, ci troviamo di fronte all’ennesima ordinanza indetta da un’amministrazione che più che affrontare il problema di petto, trovando una soluzione per persone a oggi disoccupate, preferisce voltare la testa ed eliminare il problema dalla radice, perché semplicemente considerato come nocivo e indecoroso per la capitale; ed è inutile dire che di questo passo diventerà sempre più difficile ristabilire un equilibrio vero tra tutti i cittadini che fanno parte della tanto amata capitale.
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