Vince il No: la Costituzione è salva
Vince il no, gli italiani bocciano la riforma costituzionale sottoposta a referendum confermativo. All’articolato testo del quesito (“Approvate il testo della legge costituzionale concernente ‘disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel e la revisione del Titolo V della parte II della Costituzione’, approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta ufficiale n. 88 del 15 aprile 2016?”) il Paese risponde con un niet forte e chiaro. I no sono stati il 59,11% per cento, i sì il 40,89%. La terza Consultazione nella storia repubblicana ha visto un’affluenza alle urne invidiabile, del 68,48%.
La Costituzione è salva, il popolo italiano non dà fiducia al premier e alle sue idee riformiste. Perdono i Renziani, perdono Alfano e il suo “terrorismo psicologico” dell’oggi o mai più, perde Confindustria con la sua falsa illusione di ottenere tempi brevi per l’approvazione delle leggi.
Vince il NO. Vincono i grillini, la Lega, Forza Italia e tutti i cittadini che non hanno intravisto alcuna miglioria nella possibile modifica costituzionale, e l’hanno invece percepita come l’ennesimo tentativo da parte del Governo di concedersi maggiori poteri.
Non sono bastati i messaggi dei VIP promotori del Sì per accalappiare fan facilmente influenzabili, e neanche l’abile lavoro di sponsorizzazione dei media a favore del cambiamento. L’Authority per le Garanzie nelle Comunicazioni era intervenuta più volte nei confronti di Rai, Mediaset, Sky, invitate ad aumentare i tempi dedicati alla trattazione dell’argomento referendario nei notiziari e nei programmi di approfondimento con il giusto equilibrio di parole e ragioni tra il Sì e il No, dedicando a entrambe le posizioni la stessa durata di intervento.
Dopo una lunga e intesa campagna elettorale vince il No: ci teniamo il bicameralismo perfetto, i 315 senatori, il CNEL, e il titolo V della parte II della Costituzione. Nessun cambiamento insomma, se non la perdita di circa 300 milioni di euro per spese referendarie. Ci teniamo così com’è la nostra sudata Costituzione, perché il problema non sono le leggi ma sempre e solo chi ci governa. E ci sarà sempre domattina per affrontare le implicazioni politiche del voto, con annesso nuovo, ufficioso referendum: Renzi a casa, sì o no?
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