Speciale Referendum di Porta a Porta
“Sì o No?” Speciale Referendum di Porta a Porta, ieri sera una prima serata dedicata al confronto tra i sostenitori del “Sì” e del “No”.
Nello Speciale Referendum di Porta a Porta sono intervenuti per il sì il Presidente del Consiglio Matteo Renzi e il Ministro dell’interno Angelino Alfano . Per il no Silvio Berlusconi, Presidente di Forza Italia e Matteo Salvini, segretario della Lega Nord. I quattro leader sono stati intervistati da Bruno Vespa.
Interviste di mezz’ora registrate singolarmente “in modo tale che nessuno possa ascoltare le risposte date dagli altri” spiega Bruno Vespa, ma allora perché pubblicizzarlo come un confronto? Non ci sarà nessun scambio di battute, nessuna possibilità di controbattere, nessun contrasto diretto. A domanda risponde, lo speciale referendum di Porta a Porta assume più le sembianze di un interrogatorio che di un vero e utile confronto. Domande concordate, risposte preparate, interviste registrate individualmente, un banale lavoro di collage che non fornisce nessun contributo costruttivo per i cittadini, se non un repetita sentito e risentito. Allora si inizia a comprendere l’assenza di qualche grillino, preparato a rispondere in diretta senza timore del non previsto.
La puntata parte con quattro video di autospot per le ragioni del Sì e per quelle del NO
Inizia il premier Matteo Renzi spingendo sull’illusione che tutto dipenda da noi: “Voto sì perché Tutti hanno promesso di ridurre i costi della politica e finalmente i cittadini lo possono fare domenica 4 dicembre; Voto sì non per dare più poteri al Premier ma per darli ai nostri figli; Voto sì perché non ne posso più della confusione nel nostro paese tra Stato e Regioni”.
Si passa al primo No con il presidente di Forza Italia Silvio Berlusconi mortificato dal suo post riforma del 2006: “Votiamo No perché questa riforma è stata costruita per dare la maggioranza a Renzi e al suo partito; Diciamo No per mandare a casa un governo che non è stato mai votato dai cittadini; Votiamo No per poter provare a formare davvero insieme una riforma adeguata”.
Segue Angelino Alfano e le ragioni del suo Sì che parla come se non ci fosse un domani: “Voto sì perché è l’ultima occasione che abbiamo”.
Termina il leghista Salvini “affiliato” a chi lottava per la secessione dell’ Italia, ma forte promotore del NO: “Voto No perché la Costituzione si può cambiare ma si può cambiare in meglio”.
E dopo i quattro videoclip, parte il concordato face to face. E’ di nuovo la volta di Matteo Renzi. “Un lavoro duro, si arriva stanchi ma le elezioni sono belle”. L’accordo ad hoc con gli statali e l’ennesimo contentino degli 85€ in più in busta paga, ma le tasse per i cittadini e i super stipendi con annesse le immunità parlamentari restano. Abolizione del CNEL, riduzione del numero dei senatori, e Renzi dice che la democrazia è bella perché saranno i cittadini a decidere, proprio come è stato per la presidenza del consiglio e suggerisce “I cittadini votino con leggerezza”.
Berlusconi, fautore del Bicameraslismo, ci regala il suo solito momento di cabaret, sostiene che anche con il NO, Renzi potrebbe apportare delle migliorie, è già presidente del Consiglio, ha già facoltà e potere di poter fare bene, e se così non fosse, per Lui porte aperte di Mediaset e la nuova conduzione dell’ Isola dei famosi.
Alfano invece continua imperterrito con il suo speciale terrorismo psicologico “dell’ultima spiaggia”: “Si può votare No, ma poi questa cosa ce la teniamo per altri 40 anni”, colpito da breve amnesia, rimuove la Riforma del suo ex compagno Cavaliere proposta appena cinque anni fa.
Conclude lo show Salvini preoccupato della sanità lombarda, la cd clausola di supremazia dello Stato sulle Regioni comporterebbe una bella perdita di autonomia per le regioni, e poi l’Unione Europea avrebbe l’ultima sul destino italiano, e allora via a valanghe di poveri stranieri da accogliere, preziosa merce di scambio.
E intanto, causalità a tre giorni dal Referendum, La Commissione UE propone di finanziare totalmente le operazioni di ricostruzione legate al terremoto nell’ambito dei fondi strutturali.
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