Zuckerberg indagato in Germania: «Facebook incita all’odio razziale»
Il colosso statunitense Facebook, il suo fondatore Mark Zuckerberg e alcuni direttori esecutivi sono stati indagati dalla magistratura di Monaco a causa della mancata rimozione di diversi commenti antisemiti sul social network. Sono moltissimi i commenti postati su Facebook dichiaratamente razzisti, accusati di promuovere l’hate speech ovvero l’incitamento all’odio razziale, in questo caso contro gli ebrei. La bufera si è scaraventata contro Mark Zuckerberg indagato in Germania, insieme ad alcuni suoi manager, accusati dalla magistratura di incitare all’odio razziale. Il settimanale tedesco Der Spiegel ricorda che l’avvocato Chan Jo Jun, cittadino tedesco di origine coreana, attivo sul fronte dei diritti umani, ha il merito di aver denunciato per primo le violazioni e i contenuti illegali e razzisti diffusi su Facebook. Il legale, secondo il New York Times, dopo aver collezionato circa 450 post a sfondo razzista, li aveva poi segnalati chiedendone la rimozione immediata. I post non furono rimossi e la denuncia cadde nel vuoto aprendo comunque la strada alla lotta per vie legali contro il razzismo dilagante sui social.
Zuckerberg indagato: il caso di Yorai Feinberg, ristoratore ebreo minacciato da militanti dell’estrema destra
Inutile nascondere la polvere sotto al tappeto, così Il New York Times riporta in questi giorni la notizia di cronaca relativa ad una orribile vicenda avvenuta in Germania. Yorai Feinberg, un ristoratore di 35 anni di Berlino, ha ricevuto minacce telefoniche antisemite dopo che il suo ristorante è comparso, a sua insaputa, su una mappa postata su Facebook da un gruppo di estremisti di destra i quali avevano stilato una lista di Istituzioni ebraiche, negozi e attività commerciali, sotto il titolo di ‘Gli ebrei tra noi’. Quest’anno ricorreva il 78esimo anniversario della ‘Kristallnacht’ ovvero la ‘Notte dei Cristalli’, che ebbe luogo tra il 9 e il 10 novembre del 1938 quando in Germania si scatenò la furia omicida antisemita dei nazisti che infransero le vetrine di molti quartieri ebraici nelle maggiori città tedesche e uccisero centinaia di ebrei. Yorai Feinberg ha dichiarato di aver allertato Facebook almeno 20 volte riguardo l’accaduto ma il colosso americano si è sempre rifiutato di prendere nota dei gravissimi fatti che lui denunciava. Anche altri commercianti di origine ebraica, comparsi sulla ‘lista nera’ dei neonazisti, con i loro nomi, cognomi e indirizzi, hanno denunciato l’accaduto. Per tutta risposta Facebook non ha rimosso la mappa in questione dicendo che non andava contro gli standard della comunità. Tuttavia, nelle 48 ore successive, sui giornali locali si è diffusa a macchia d’olio la notizia portandosi dietro la doverosa indignazione e il sacrosanto dissenso e Facebook ha capitolato, cancellando la pagina del gruppo neonazista e con essa il post della vergogna.
I legislatori di Stati Uniti e Germania stanno da tempo insistendo affinché Facebook prevenga o comunque punisca con delle leggi severe l’incitamento all’odio razziale, le discriminazioni sessuali, di minoranze etniche e religiose. La buona notizia è che il social di Zuckerberg recentemente ha accettato di collaborare con il governo tedesco ed è stato dato il via ad una campagna televisiva volta a contrastare l’incitamento all’odio razziale e a garantire il rispetto delle leggi sulla privacy. Facebook ha quindi assunto una società (con sede a Berlino) che ha il compito di monitorare ed eliminare contenuti illegali, razzisti, o che violano la privacy. Lo staff di Berlino sta lavorando sinergicamente con lo staff di Dublino per cercare di combattere questo fenomeno lasciato finora a briglia sciolta.
Non è difficile purtroppo incappare in post che oltrepassano i limiti della decenza, violatori di privacy, offensivi, promotori di odio razziale, promulgatori di idee ispirate al nazifascismo o ad altre forme di militanza politica e religiosa estremista. Cosa resta da fare in questi casi? Bisogna segnalare i contenuti che si ritengono offensivi e che ledono gravemente la dignità della persona e sperare che vengano rimossi. Resta il fatto che, se il social non interviene e non elimina il post oggetto di denuncia, deve intervenire la legge. A causa di contenuti gravemente offensivi e lesivi della persona non rimossi, sebbene fossero stati ampiamente denunciati dalla vittima, in Italia è morta suicida una giovane donna, Tiziana Cantone. La legislazione vigente in Germania riguardo l’hate speech è molto severa, probabilmente a causa della storica presenza in loco di nostalgici militanti dell’estrema destra sovversiva.
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