Giornata contro la violenza sulle donne: non basta un giorno per pulirsi la coscienza

Oggi, 25 Novembre, è la giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Per tutte le donne che, nel corso della loro vita, hanno subito una qualunque forma di violenza da parte di un uomo. In Italia sono 6 milioni 788 mila le donne che hanno subito violenza fisica e/o sessuale da parte di uomo e, tra queste, il 10,6% ha subito violenze sessuali prima dei 16 anni. Secondo Eures 2014, dal 2000 al 2012 la situazione si è ancor più aggravata: in media sono state uccise 171 donne all’anno e, nello specifico, in due casi su tre l’assassino è il partner o l’ex, e in quest’ultimo caso il femminicidio viene compiuto nei primi tre mesi successivi alla separazione.

 

Resta il fatto che, benché ad oggi le leggi volte a punire qualcuno per stalking o femminicidio esistano, le statistiche sulle denunce effettuate da donne vittime di violenza continuano a calare: 9 volte su 10 il crimine non viene denunciato e sono circa 14 mila le donne che ogni anno si rivolgono ai centri antiviolenza italiani. Ma, ancora una volta, il verbo “prevenire”, che in questo caso, si tramuta in “precedere”, rimane vitale. E a tale proposito, in occasione della giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, il Centro Studi Erickson propone un decalogo-spia nel quale sono inserite frasi, azioni e atteggiamenti che possono rappresentare dei campanelli d’allarme in una relazione, da non sottovalutare in alcun modo.

1. La contatta continuamente: telefonate, messaggi, mail:

«Hai mangiato?», «Cos’hai mangiato?» «Dove sei?»

2. Chiede di essere costantemente informato:

«Richiamami quando hai finito il pranzo», «Richiamami quando arrivi!»

3. La accompagna dovunque (ad esempio al lavoro, per negozi, in ufficio, ecc.) e si aspetta che lei condivida con lui ogni sua informazione:

«Siamo una cosa sola, tra noi tanto non ci sono segreti», «Dammi la password».

4. Sembra essere concentrato esclusivamente su di lei:

«È meglio se stiamo solo noi due», «Forse dovremmo smettere di vedere quegli amici».

5. Organizza il tempo e le attività della coppia in ogni dettaglio:

«Ho prenotato questo albergo, non ti ho interpellato perché volevo farti una sorpresa».

6. È geloso:

«Non ti sembra troppo scollato quel top?», «Avrei scelto una gonna diversa», «Perché hai salutato il tuo ex?»

7. Desidera che lei gli dedichi il suo tempo e la sua attenzione in modo esclusivo:

«Perché passiamo così tanto tempo con i tuoi amici?», «Per me la tua collega non è sincera». Le sue amicizie e la sua famiglia diventano a poco a poco le uniche frequentazioni della coppia.

8. Trova che lei sia la sua donna ideale ma ha atteggiamenti negativi nei confronti delle altre donne:

«Tu sei diversa dalle altre, sei seria, non come le mie ex», «Se è finita con la mia ex è solo per colpa del suo atteggiamento sbagliato».

9. Cambia umore all’improvviso:

Frequentemente passa dal buon umore a silenzi apparentemente immotivati o all’irritazione per futili motivi, come un no della compagna a un suo invito perché è stanca, un ritardo nel telefonargli; una frase che lei ha pronunciato davanti agli/alle amici/che che lui ritiene ammiccante oppure offensiva nei suoi confronti.

10. Ha una visione di se stesso come vittima innocente di numerose ingiustizie:

Si racconta come una persona che nella maggior parte dei rapporti e delle situazioni di vita ha subito ingiustamente; nelle relazioni con altri/e mostra di avere una bassa tolleranza per le critiche e il disaccordo.

 

Ma le iniziative durante la giornata mondiale contro la violenza sulle donne non finiscono qui. Per la giornata di domani, 26 Novembre, è stata indetta una manifestazione nazionale dal nome “Non una di meno” il cui titolo, spiega Tatiana Montella durante una conferenza stampa della Fnsi, dà voce al pensiero in base al quale “non siamo disposte a perdere nessun’altra donna per la violenza di un uomo, per l’obiezione di coscienza o per qualsiasi altra forma di violenza”.
Il corteo partirà alle ore 14.00 da piazza della Repubblica a Roma e si concluderà in piazza San Giovanni; mentre il 27 Novembre si terrà un’assemblea per decidere in che modo cominciare a lavorare su un piano antiviolenza nazionale, essendo il tema della violenza sulle donne non un fatto privato quanto piuttosto un fenomeno strutturale e trasversale persistente nella nostra società.

violenza

Tutt’ora, in Italia, risultano essere insufficienti i centri antiviolenza che ogni anno offrono supporto e assistenza a più di 16 mila donne, e negli ultimi anni anche questi pochi centri stanno correndo il rischio di chiudere per motivi legati all’impossibilità di emanare i bandi per il rinnovo dell’affidamento o alle revoche degli spazi a loro assegnati per ragioni dovute ai tagli economici. L’ultimo caso è avvenuto nella capitale, quando il 26 Giugno il centro “Sos donna” ha chiuso e con esso si sono spente le 300 storie e speranze di donne affidatesi a loro per seguire un percorso di riabilitazione. Ma ad oggi il governo, di fronte a urgenze come queste, più che dare un aiuto sostanziale finanziando opportunamente i centri antiviolenza preferisce manifestare il proprio cordoglio una tantum e sentirsi magicamente purificato.

 

Oggi, è la giornata mondiale del cordoglio, dello sgomento, del dolore, indubbiamente utile per sensibilizzare l’opinione pubblica ma, forse, non abbastanza utile nel fornire un aiuto essenziale. Non basta più mostrare cordoglio e sgomento nella giornata mondiale contro la violenza sulle donne, come non basta più ricordarci di loro una volta tanto. Quello che occorre è offrire mobilitazioni adeguate per supportare economicamente i centri antiviolenza presenti sul territorio. Così come basterebbe aprire un piano amministrativo in grado di rispondere effettivamente ai bisogni di tutte le donne vittime di violenza. Solo così si riuscirà a passare da una sensibilizzazione occasionale a un aiuto pratico, effettivo, ma soprattutto quotidiano, che consenta a tutte quelle donne di ritrovare la speranza che hanno perso e permetta ai centri antiviolenza di dar loro una reale possibilità di vivere nuovamente un futuro libero e indipendente.

 

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