Piena di vita, ovvero il rapporto dei bambini con il mondo dei giochi

Un cortile gremito di bambini accompagnati dai loro genitori. È stata questa la scena principale, durante lo scorso pomeriggio domenicale, prima che questi piccoli uomini si raccogliessero nella sala del Centrale Preneste Teatro: ad attenderli, Piena di vita, uno spettacolo così intenso da tenerli incollati sulle sedie per tutta la durata della performance.

Una porta. Una teiera con due tazze adagiate a terra. Un cavallo a dondolo. La scena si presenta minimale, essenziale. Ma quando sul palco fanno irruzione le due attrici protagoniste, Ottavia Leoni e Ksenija Martinovic, lo spazio, dapprima scarno, cambia: la potenza delle loro voci e dei movimenti definiti dei loro corpi, Givottaportano colore e calore tale da riempire ogni punto vuoto. Il teatro si illumina, Piena di vita ha inizio. Vita e Givotta sono, rispettivamente, una bambina e la bambola di lei, catturate nel momento del gioco notturno, quando i genitori dormono. “Ssssh, non urlare, altrimenti si svegliano!”, dice l’imperante Vita alla sua bambola. Sì, la bambola ascolta, parla, si muove. Givotta esiste in carne e ossa, è viva, è reale. Attenzione, un’osservazione è necessaria a questo punto: di quale dimensione del reale parliamo? Niente è più reale del niente, sosteneva Samuel Beckett: il niente, il nulla sono concetti che richiedono lo sforzo di entrare nel campo dell’astrazione e ciò a cui pensiamo, nella nostra testa non solo esiste concretamente ma entra in contatto con la realtà tangibile ed effettiva. Cos’ha in comune questa dichiarazione con lo spettacolo Piena di vita? Tutto. Chiudete gli occhi, accendete la macchina del tempo e scendete alla fermata dell’infanzia. I vostri amici immaginari, i vostri giocattoli con cui intrattenevate lunghe conversazioni, abitano lì. Riuscite ancora a percepire quella sensazione per cui ‘quelle cose’, non erano dei semplici oggetti, ma esseri dotati di anima? Se la risposta è affermativa, sarete in grado di immergervi – piena di vitainsieme ai vostri figli – nel mondo di Piena di vita: Givotta è la vostra bambola, quella a cui da piccole eravate affezionate e confidavate i vostri segreti, trattandola come se fosse una compagna di banco. Per i grandi, però, restava un involucro di plastica e stoffa. Gli adulti dimenticano spesso di essere stati piccoli anche loro e che sin dai primi momenti – usando le parole di Sigmund Freud – la vita del bambino, è ricca di drammi che condizioneranno la sua vita da adulto: quando Vita prende la sua Givotta e si inoltra nel bosco, non è una passeggiata, ma una fuga da casa. Da chi scappa? Dai genitori che a volte sono poco clementi? Dalle punizioni? Chissà. Il bosco rappresenta anche il luogo e il momento della crescita, fra paura e coraggio. Sotto le note della musicalità vocale della bambola Givotta, Vita ascolta la storia di Pollicino, la celebre fiaba scritta da Charles Perrault, rivivendo alcuni momenti del piccolo eroe.

Scritto da Ruotalibera Teatro/Compagnia UraganVera e diretto da Fiona Sansone, Piena di vita non è soltanto uno spettacolo per i bambini, ma un’occasione per gli adulti di ritornare al momento dell’infanzia. Se è vero che la fabula docet, Piena di vita è uno spettacolo che ha tanto da raccontare e insegnare.

 

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@_mchiara