La politica “alternativa” dei giovani amministratori

“Alternative, tre giorni di buone idee”, questo lo slogan utilizzato da “Alternative – Associazione a sinistra” per promuovere tre giorni di eventi e dibattiti politici svoltisi nel parco della Cacciarella di Casal Bruciato. Tanti i temi affrontati, con rappresentati istituzionali ed esponenti di rilievo della politica cittadina, per tessere una rete di iniziative volta a tracciare un nuovo perimetro d’azione politica.

 

Un evento decisamente insolito che, suddiviso nei giorni 11,12 e 13 novembre, ha visto la partecipazione di molti, tenendo alta l’attenzione su temi di primaria importanza politica come le ragioni del no al Referendum, la riconversione ecologica, il protagonismo sociale, le campagne per la tutela dei diritti umani, e tanti altri ancora. Ma a catturare la nostra attenzione è stato il dibattito svoltosi nel corso di sabato 12, in merito alla politica vista con gli occhi di giovani amministratori. Tra gli ospiti presenti all’incontro vi sono stati: il professor Aldo Bonomi, il sindaco di Rieti Simone Pietrangeli, il sindaco di Latina Damiano Coletta, il sindaco di Colleferro Pierluigi Sanna, il consigliere comunale di Milano Anita Pirovano e infine il consigliere comunale di Genova Marianna Pederzolli. Il tutto introdotto e coordinato da Riccardo Sbordoni e moderato da Enrico Sitta.

 

Il fil rouge dell’intero incontro è stato il tema del ricambio generazionale nel settore politico, dove il più delle volte tra un’età matura e una giovane età a prevalere è l’esperienza secolare. Ma, forse più che mai negli ultimi anni, abbiamo avuto esempi contrari. Basti guardare l’esempio più lampante dell’amministrazione capitolina guidata dalla giovane sindaca Virginia Raggi che, al di là di come la si pensi, è la più giovane sindaca nella storia della capitale. È uso comune dire che spesso i giovani hanno poca memoria storica e che sono superficiali nella gestione delle cose. Ma a onor del vero non è affatto così e durante questo incontro sono stati forniti degli esempi lampanti di come giovani sindaci e consiglieri comunali siano riusciti a risollevare il presente e il futuro dei propri cittadini partendo da profonde crisi economiche, sociali, e antropologiche.

Il compito del Sindaco

Ad aprire il dibattito è il professor Bonomi, giornalista e scrittore, il quale afferma: «Il mestiere politico del sindaco è un mestiere molto difficile, non tanto per gli impegni da mantenere, quanto per la funzione che egli deve svolgere. Il sindaco, nel momento in cui viene eletto, ha il cerino per portare luce sulla comunità tentando di far coesistere al contempo stesso tre cose fondamentali: la coscienza di classe, la coscienza di luogo e la coscienza di umanità. Ma il problema fondamentale ad oggi è compiere quel salto di paradigma che permetta di creare nuovi flussi politici in grado di impattare economicamente, antropologicamente e socialmente sul territorio – e continua – una delle peculiarità della società odierna corrisponde al rancore. La stessa rabbia e lo stesso rancore che qualche giorno fa ha portato gli americani a votare Trump. E qualcosa di simile è già avvenuto qui in Italia. Proprio per questo, il compito del sindaco è scomporre e ricomporre questo rancore, avviando un nuovo ciclo economico di rinascita».

Andiamo ora ad analizzare le singole esperienze di buona amministrazione secondo le testimonianze degli ospiti presenti al dibattito.

 

Latina, il salto di paradigma

Ad essere andato incontro al malcontento dei propri cittadini sembra essere il sindaco di Latina, Damiano Coletta, il quale è riuscito a decostruire quel rancore scalfito nelle radici più profonde della comunità: «Latina ha una popolazione storicamente di destra con 126.181 mila abitanti. Io prima di intraprendere questa professione facevo il cardiologo e come può essere facilmente intuibile dal mio curriculum non sono un politico di formazione, ma ho attuato un percorso partecipativo nei confronti della politica. Prima della mia candidatura nel comune di Latina c’era una pericolosa indifferenza, che è un livello successivo al rancore ed è ancor più allarmante. Il primo step che ho deciso di affrontare è stato quello di ricucire quel tessuto connettivo di partecipazione perso tra i cittadini. Sono partito dall’associazionismo e questo è stato un elemento molto forte. Ho successivamente costruito il programma politico insieme ad altri 120 cittadini e da qui sono nati 5 consiglieri comunali under 35, pronti a lavorare su nuove idee. Un programma partito dal basso, con la reale vocazione di andare in contro ai bisogni primari dei cittadini. Ho riscontrato da subito una forte partecipazione, e una maggiore voglia di aprire dibattiti su temi funzionali alla rinascita della comunità». Dunque è stata questa la molla che ha riavviato la macchina amministrativa di Latina, sebbene ancora oggi abbia ante difficoltà. Ma indubbiamente, come dichiara il sindaco, la più grande vittoria è stata quello di riattivare la partecipazione di ciascun cittadino.

 

Colleferro, il cambiamento dopo la profonda crisi d’identità

Colleferro è un comune italiano di 21.647 abitanti, considerata città operaia da sempre ma, come dichiara il sindaco Pierluigi Sanna, a un certo punto si è trovata a vivere una profonda crisi. Il sindaco infatti dichiara: «A determinarla è stata una grande dose di veleno. Colleferro ha la discarica di Collefagiolara che è la più grande del Lazio, e la precedente amministrazione più che risolvere la situazione economica già non facile l’ha aggravata, lasciandomi circa 15 milioni di euro di debito. Quel che più ho capito da quando ho iniziato a ricoprire questo ruolo è che i sindaci hanno una vocazione, che consiste nel dare ai cittadini un presente e un futuro migliore, pur avendo poche risorse a disposizione. Io con quei 15 milioni di euro di debiti che mi sono ritrovato sono dovuto andare avanti per cercare di risanare una situazione già compromessa. Ma il problema più grande a cui sono andato incontro è stata la forte crisi d’identità che aveva arrestato Colleferro. Sono dovuto così ripartire dal basso e, complice la forte partecipazione di tutti cittadini, senza alcuna distinzione per fasce di età, si è iniziato a recuperare terreno – e conclude – ancora c’è molto da fare ma io qui, oggi, dico che cambiare è possibile, si può. Non è uno scherzo. Ma una volta che hai cambiato devi continuare a essere sostenuto dalle persone perché quello che si deve riuscire a fare è governare insieme».

 

Genova, l’importanza della partecipazione

Segue poi l’intervento illuminante di Marianna Pederzolli, consigliera comunale di Genova la quale parla di come questa città ha uno dei suoi problemi fondamentali nel commercio abusivo. E l’obiettivo che tutt’ora persegue è quello di riportare la legalità in quei spazi della città che sono stati occupati da merce usata. È stato quindi ricreato un punto di mercato legalizzato, basato sul prodotto “chance”, volto a regolarizzare un nuovo meccanismo di economia circolare. Genova è quindi riuscita a trasformare un problema di ordine pubblico in un rilancio sociale ed economico. «Se quindi bisogna dare un modello di aspirazione partendo da una base dove le risorse politiche sono poche, è quello di spingere sulla condivisione, sulla partecipazione, perché amministrare nel 2016 vuol dire essere catalizzatore di energia e coinvolgimento da parte di tutti i cittadini ha affermato Marianna Perdezzoli».

 

Rieti: come la politica deve restituire dignità alle località colpite dal sisma

A chiudere il cerchio delle testimonianze è l’intervento del sindaco di Rieti Simone Pietrangeli, che si trova di fronte a una questione tragica e disastrosa, la sopravvivenza, la ricostruzione e il recupero di identità da parte delle comunità colpite dal sisma del 24 Agosto e dalle successive scosse: «È un miracolo che il 30 Ottobre non ci siano stati morti. Il tragico evento sismico ha purtroppo coinvolto interamente questi territori e sta cambiando insieme ad essi anche la psicologia stessa delle comunità che sono state messe in ginocchio dal sisma. C’è un sovraccarico di psicosi collettiva, di una paura che rischia di compromettere il ritorno alla normalità se non viene gestita opportunamente. E noi non ci possiamo e non ci dobbiamo arrendere affinché si possa ristabilire un equilibrio collettivo». Ma il sindaco pone l’accento su come questa tragica vicenda abbia mostrato allo stesso tempo le due facce dell’Italia: da una parte quella dell’estrema debolezza e fragilità e dall’altra quella della forte reattività dovuta al potente sentimento di appartenenza. E a tal proposito il sindaco non perde l’occasione per ricordare come sia stato fondamentale l’aiuto immediato di vigili del fuoco e di soccorritori volontari che a mani nude hanno scavato sotto le macerie per salvare vite umane, per poi concludere: «In questo quadro tragicamente disastroso il ruolo dei sindaci è innanzitutto quello di tenere in piedi i servizi e le strutture primarie. Il più alto rischio che si corre è quello della desertificazione di queste località ma noi non dobbiamo permetterlo. La politica deve contrastare qualsiasi speculazione economica e deve essere in grado di restituire dignità e vita alle città e alle piccole località che rappresentano la bellezza e l’anima dell’Italia». E per farlo occorre innanzitutto riformare una nuova cultura del rischio e della prevenzione, e non da meno creare una maggiore consapevolezza collettiva che permetta di ricostruire oltre che le case, anche le radici di queste comunità secolari.

 

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