Not my president: l’America protesta contro Trump

L’elezione di Donald Trump sembra non aver riscosso molto successo e anzi, considerate tutte le proteste dallo slogan Not my president, verrebbe quasi da dire “chi lo ha votato?!”.

Da un capo all’altro dell’America sembra infatti sollevarsi una grande protesta che raccoglie soprattutto molti giovani, scesi in piazza perchè non accettano “il razzismo, la misoginia, le xenofobia, l’islamofobia”, di cui Trump sembra invece essere l’emblema: da Baltimora, a Denver, a San Francisco, fino a Washington, Dallas e Philadelphia. A new York e Los Angeles si sono tenute due grandi manifestazioni: in particolare a Los Angeles sono state arrestate circa 180 persone scese per le vie del centro a manifestare contro Trump, creando anche disagi alla rete autostradale. Nel frattempo a Manhattan Union Square è stata invasa da migliaia di manifestanti, che si sono poi diretti verso la Fifth Avenue, dove abita il neoeletto presidente: si contano qui circa 30 arresti, così come a Portland, dove invece la manifestazione ha assunto l’aspetto di una vera e propria guerriglia. Distrutte le vetrine di alcuni negozi, incendiati cassonetti e lanciati oggetti contro la polizia, che cercava di controllare i 4000 manifestanti e che alla fine è stata costretta ad esplodere proiettili di gomma per ristabilire l’ordine. Dunque in totale si sono registrati oltre 200 arresti. Le altre manifestazioni sembrano invece essere piuttosto pacifiche.

E intanto Trump risponde al Not my president accusando con un twitter: Ho appena vinto un’elezione presidenziale aperta e di successo. Adesso contestatori di professione, incitati dai media, stanno protestando. Molto scorretto”. Poi, dopo aver lanciato il sasso, Trump nasconde la mano parlando di unità: “Amo il fatto che i piccoli gruppi di manifestanti della scorsa notte abbiano passione per il nostro grande Paese. Sapremo unirci insieme ed essere fieri”.

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Twitter: @ludovicapal