In piazza senza frontiere
Ieri pomeriggio, in occasione della Giornata di azione globale contro il razzismo e per i colori dei migranti, rifugiati e sfollati, è scesa in piazza la “Roma meticcia”. Più di cinquemila persone in marcia da Piazzale dell’ Esquilino a Piazza Indipendenza.
A fianco dei migranti, in prima fila, i movimenti per la casa, gli studenti, l’inquilinato resistente e tanti cittadini di ogni età. Una presa di distanza dal clamore mediatico dei forconi, dalle loro divisioni interne e dai loro tricolori, in difesa di una immaginaria bandiera multicolore che possa rappresentare tutti coloro che vivono e lavorano sul suolo italiano, senza distinzione di razza. La manifestazione, che dopo le perplessità dei giorni scorsi si è infine svolta in concomitanza con quella di Piazza del Popolo, si è schierata dichiaratamente contro ogni tendenza estremista che intenda incanalare lo scontento sociale in forme esasperate di nazionalismo e razzismo. “Le lotte contro l’austerità non hanno frontiere”: questo lo striscione d’apertura.
Proprio nel pieno dello scandalo su Lampedusa, il movimento chiede a gran voce la chiusura di tutti i Centri di identificazione ed espulsione – Cie – istituiti secondo quanto disposto dalla Legge Turco-Napolitano, e la cancellazione della legge Bossi-Fini. Il movimento chiede risposte, perché quelle vaghe, condite di circostanziale sdegno e sostanziale inettitudine che i rappresentanti delle istituzioni nazionali continuano a fornire davanti le telecamere dei telegiornali, non bastano più. Esattamente ieri, Legacoop Sicilia ha dato indicazione ai soci di ‘Lampedusa Accoglienza’ – la cooperativa che gestisce il centro per migranti – , <<di rimuovere e rinnovare il management attuale e di avviare immediatamente una migliore organizzazione con altre professionalità>>. La Lega infatti non può rimuovere i vertici: solo le cooperative che ne fanno parte possono procedere in questo senso. Dunque il vero problema non risiede nell’apparenza del caso mediatico, quella che oggi fa notizia: è piuttosto alla base, nella drammatica assenza di una legislazione completa ed adeguata sul diritto d’asilo, unico punto di partenza utile invece per un cambiamento politico. E anche sociale, dato che in fondo è di esseri umani che stiamo parlando. In fondo, la libera circolazione delle persone è un diritto fondamentale che i trattati garantiscono ai cittadini dell’Unione europea.
Dove manca e mancherà una degna coesione ed organizzazione statale, continuerà ad inserirsi il business, la solita corsa agli appalti. Un business che trasforma l’accoglienza in una trappola, che immobilizza il progresso civile di un intero Paese, negando a priori qualsiasi possibilità di integrazione. “I figli di immigrati nati in Europa sono europei. I figli di immigrati nati in Italia?”. Punto focale della protesta anche il diritto alla casa e all’abitare per gli immigrati, spesso ostacolato dall’effettiva difficoltà ad ottenere permesso di soggiorno e soprattutto cittadinanza. Previsto proprio per questa mattina, l’incontro fra i movimenti per l’abitare e il prefetto di Roma. Gli striscioni invocano “Libertà di movimento”. La piazza chiede un movimento nuovo, diverso dal solito clamoroso scaricabarile istituzionale. Che porti anche un cambiamento, perché finora ben poco ci siamo mossi da quel 3 ottobre che fece commuovere ed indignare tutti.
Foto: Arianna Fraccon