INTERVISTA| Diego Conti: “Cantautore, dentro e fuori da X Factor”

Uscire a testa alta e con una forte personalità musicale, dopo il primo Live di un programma di spessore come X Factor, non è da tutti, ma Diego Conti sembra esserci riuscito. Concorrente degli “Under Uomini” di Arisa e il primo a lasciare il palco della decima edizione dello show Sky Uno –è stato battuto al ballottaggio dai “Les Enfants”, poi eliminati nella seconda puntata- il cantautore di 21 anni, con i suoi occhiali scuri e una timbrica vocale ricca di mille sfumature, ha emozionato il pubblico con “Io vivrò” di Lucio Battisti. A poche ore dalla sua, prossima perfomance torinese, abbiamo contattato Diego Conti e ci siamo fatti raccontare il suo percorso ad X Factor 10 ed i suoi progetti musicali in cantiere.

Diego, per iniziare, togliamoci subito il dente con una curiosità: qual è stata la prima cosa che hai fatto, dopo l’eliminazione ad X Factor 10 e il viaggio di 600 km verso Roma e l’ Edicola Fiore?

Per prima cosa ho riacceso il cellulare e ho sentito la mia famiglia, dato che, prima di entrare nel loft, i concorrenti lo consegnano alla produzione del programma.  All’ Edicola Fiore, invece, ci siamo divertiti tantissimo, poi sono tornato a Milano in volo, perché ho fatto il concerto per “Banca Intesa San Paolo”.  (Ride) E’ stato un tour de force pazzesco, avevo tre ore di sonno, tra l’euforia e tutto il resto,  in viaggio non ho dormito per niente.

Com’è stato conoscere Fiorello?

Lui è un grande, ti disarma la semplicità con la quale si approccia a quello che fa. Lì (all’Edicola Fiore)  è stato tutto spontaneo, e ti accorgi davvero che, di fronte, hai un enorme professionista. Con estrema facilità riesce a creare quelle situazioni, ha anche caricato quel video divertentissimo, fatto con il cellulare, su tutti i suoi social, è veramente il numero uno.

Tornando al  tuo percorso ad X Factor 10, indipendentemente dall’eliminazione,  sono state subito evidenti le tue capacità come musicista e chitarrista, oltre che come cantante. Come ti sei approcciato allo studio della chitarra?

Ora ho 21 anni, è da quando ne ho 10 che suono la chitarra. Ho iniziato ad avvicinarmi a questo strumento con la musica che ascoltavano e ascoltano mio padre e mio fratello. Poi mi sono iscritto al Conservatorio di Frosinone, che frequento tutt’ora e sto quasi per finire. Studio musica classica, ma poi accendo l’amplificatore e mi diverto in camera mia. La chitarra mi aiuta moltissimo, è il mezzo più immediato che ho quando mi viene un’idea, e tutti i pezzi che ho scritto e che usciranno, li ho costruiti con la chitarra. Essendo un cantautore e scrivendo in italiano, mi rifaccio a quel mondo di cui facevano e fanno parte Lucio Battisti, Jovanotti, Ron, dove la chitarra è sempre presente e fondamentale per la scrittura.

Riguardo a Ron, recente hai postato un video, sulla tua pagina ufficiale di Facebook, che ti ritrae mentre suoni insieme a lui. Parlami di quest’incontro …

Con Ron, in passato, c’eravamo già incontrati, ma questa volta abbiamo avuto modo di parlare di più. Di lui traspare l’umiltà, la semplicità e la bontà di una persona che ha venduto milioni di dischi e che ha scritto delle canzoni bellissime con Lucio Dalla, ama la musica ed ha un’apertura verso i giovani davvero invidiabile. Abbiamo cantato insieme una parte di “Una città per cantare”, uno dei pezzi più celebri che ha interpretato. In questi giorni, sto scoprendo davvero delle belle persone nel mondo della musica e una su tutte è Ron.

diego contiSenza entrare nel merito della questione dell’assegnazione del brano che hai cantato sul palco, “L’estate di John Wayne” di Raphael Gualazzi, si è potuta notare,  negli ultimi frammenti del primo Live, un’intesa con Arisa. In tre aggettivi, come definiresti la tua ex giudice?

Ti dico i primi che mi vengono in mente: trovo che sia una bella persona e molto imprevedibile. Sai, dall’imprevedibilità non sai mai che cosa aspettarti: nel mio caso, ho cantato un brano che non si rifà molto al mio mondo, ma l’imprevedibilità ha dei lati belli, anche se a volte ti spiazza. Arisa è bella anche per questo, è una che ama rischiare e sono felice di aver rischiato. Al di là del fatto che sono uscito, quando ho cantato il brano di Battisti, ho chiuso e riaperto gli occhi, e c’erano circa 1.800 persone del teatro in piedi che urlavano ed applaudivano. Mi sembra di essere arrivato al pubblico e quella è la mia vittoria alla fine, malgrado la camicia rosa (ride).

Fedez, sul look che hai sfoggiato al Live, ti ha fatto un appunto. La tua, seppur diversa dal tuo modo di vestire, era un’immagine voluta?

Si, non da me. “L’estate di John Wayne” è un brano molto solare, Arisa, insieme alle altre persone che lavorano all’interno di X Factor, hanno pensato di farmi indossare una camicia più fresca, estiva. In più, prima dell’esibizione avevano mandato in onda il video dove dicevo di vestirmi di nero perché da bambino mi riempivano di vestiti colorati, quindi hanno pensato bene di colorarmi sul palco.

Un complimento che ti ha fatto piacere ricevere ad X Factor?

Quando feci la mia prima audizione, ricordo che mi colpirono le parole di Agnelli. Disse che “ci sono persone che hanno una personalità tale e non lo sanno, ma sono super comunicative”. Questa cosa mi ha toccato molto, perché sono un cantautore, vengo da una scuola di musica che deriva da Bob Dylan, e per me l’essenziale è ricevere cose dal mondo e poi comunicarle. Sentirsi dire da lui (Agnelli) una cosa del genere, mi ha fatto molto piacere.

Hai citato Bob Dylan, che da poco ha ricevuto il premio Nobel per la letteratura. Sei d’accordo?

Assolutamente si, era ora! Dylan comunica e i suoi testi, anche senza musica, basta leggerli e ne capisci la grandezza.

E, tornando al talent show di Sky, una critica che ti ha toccato?

Si, quella di Alvaro Soler, quando mi ha chiesto se stavo suonando davvero la chitarra sul palco. Ci sono rimasto un po’ male: ho eseguito le chitarre nel pezzo di Clementino presentato a Sanremo 2016, “Quando sono lontano”, quindi nasco chitarrista, anche se oggi seguo il mio percorso da cantautore. Prima del Live di X Factor, ho registrato in studio le chitarre, oltre che a suonarne una dal vivo. Avendo sempre suonato la chitarra in tutte le audizioni, diciamo che quello di Soler non mi sembrava un commento a cuore aperto.

Tempo fa hai aperto il concerto milanese della cantautrice Chiara Dello Jacovo, e il 10 novembre  suonerai a Torino, come i tuoi colleghi non in gara di X Factor. Qual è il confine, se esiste, tra suonare in un grande show, durante una diretta televisiva, ed esibirsi dal vivo?

Anche se ci sono le telecamere, nello studio di X Factor avevamo davanti circa 1.800 persone, quindi era come un live vero e proprio. Sembra retorico dirlo ma, secondo me, la differenza la fa se hai suonato prima nei piccoli locali, per strada. Sono anni che suono a destra e a sinistra, quindi mi ha aiutato la “gavetta” e oggi posso dirti che mi sto godendo, dopo tanto tempo, quello che amo fare. Ad esempio l’estate scorsa ho suonato a 20.000 persone ad un festival vicino Treviso, uno dei ricordi più belli della mia vita.

E’ un po’ presto per dire chi potrebbe vincere la decima edizione, ma se dovessi pensare ad una persona in gara che, per te, rappresenta l’X Factor, chi sceglieresti?

Li stimo e ho stretto amicizia con tutti, il livello è molto alto ed è difficile fare un pronostico, ma se devo proprio farti un nome, poso dirti che ho stretto un legame particolare con Loomy. Non è del mio genere, lui fa rap, ma scrive anche lui ed è un ragazzo che ha qualcosa da dire, forse potrebbe vincere.

 

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