Il metodo ‘Argentalia’ sbarca a Buenos Aires
Grazie all’intervento del Centro Studi D.E.I. Con consulenze tecnico-ambientali in tema di rifiuti, si sta affermando un innovativo percorso gestionale del rifiuto nel quadro mondiale del sistema industriale e non, un percorso transfrontaliero, basato sul metodo ‘Argentalia’.
Dapprima studiato ed applicato nelle regioni del Sud Italia, il modello viene esportato e sperimentato per la risoluzione di problematiche urbanistiche e ambientali relative allo smaltimento dei rifiuti, all’organizzazione del loro ciclo e smaltimento oppure del loro riutilizzo, in Marocco, Montenegro e Argentina. E’ stato recentemente presentato in un convegno da ‘Ecomondo’ alla fiera di Rimini, a tema: «Innovazione tecnologica e integrazione gestionale in sistemi territoriali di gestione dei rifiuti urbani» con il plauso accademico dell’Università di Bologna e della Mediterranea di Reggio Calabria per la ricerca scientifico-tecnologica in ambito urbanistico, ingegneristico e ambientale.
Le nuove dinamiche globali favoriscono soluzioni improntate all’etica del sistema produttivo e relative allo smaltimento dei rifiuti di ogni specie, legati all’industria e all’urbanistica. Il metodo ‘Argentalia’ è frutto di una cooperazione interistituzionale con la partecipazione attiva del Consorzio per lo Sviluppo industriale di Vibo Valentia e il Comune di Reggio Calabria, coinvolti in una join venture con il Ministeri delle Infrastrutture e dell’Economia dell’Argentina e con la collaborazione dell’Ambasciata italiana a Buenos Aires. Lo studio tecnico-scientifico condotto dal D.E.I. Ha prodotto notevoli risultati grazie all’appoggio e al supporto della Camera di Commercio Italiana in Argentina e ha permesso un’analisi approfondita sulla situazione dei rifiuti solidi urbani nella provincia di Buenos Aires, con applicazione di modelli e soluzioni per il riuso in alcune municipalità limitrofe. Il problema principale non è tanto quello della quantità dei rifiuti prodotti a livello urbano nella città e provincia di Buenos Aires, per paralello parliamo di quantitativi pari o inferiori a quelli prodotti nella città di Roma, quanto la mancanza di una cultura tecnico-scientifica per un approccio integrato nella gestione del rifiuto, lo smaltimento è ancora affidato in gran parte alle discariche e la raccolta urbana non è ottimizzata ed efficacie, questo comporta alti costi per il settore pubblico e le aziende, costi in termini ambientali e di decoro urbano e con riguardo al prelievo fiscale. Una scena che ricorda molto quella della nostra Nazione e che, se pur, drammatica, lascia ampio margine di manovra a questo tipo di innovazioni. Infatti, ‘Argentalia’ consente un’ottimizzazione dei prezzi e dell’uso del rifiuto, permettendo non soltanto di smaltirlo al miglior prezzo ma anche di recuperarlo e trasformarlo in termini energetici e produttivi. Parte tutto dalla differenziazione: frazioni secche, organico e pericolosi come batterie ed oli, vengono trattati con il fine di essere reimpiegati nel ciclo produttivo e di sgombrare in questo modo le discariche a cielo aperto, ovviando per di più al sotterramento e ai sistemi illegali di sfruttamento, poiché questo metodo consente bassi costi e guadagni dovuti al recupero e riutilizzo. Il metodo ‘Argentalia’ rappresenta un’offerta economicamente vantaggiosa come soluzione allo smaltimento di rifiuti da parte di aziende, privati, comuni, persone che in questo modo sono incentivate a seguire un percorso di civiltà eticamente orientato, vantaggioso e virtuoso come alternativa ai meccanismi del mercato illegale che, da tempo, si alimenta con i profitti relativi al traffico illecito di rifiuti di ogni tipo, provocando danni ambientali, urbanistici e di salute pubblica abnormi. Questo sistema vuole dar vita ad una «società del recupero» in un senso evolutivo ovvero a medio-lungo termine, che possa apportare significativi benefici al cittadino e al suo ambiente. La realtà della gestione dei rifiuti sia in Italia che in altre realtà internazionali è ancora di grande arretratezza, con assenza di meccanismi virtuosi in grado di incentivare tutte le fasi della dinamica relativa al rifiuto, in particolare quello urbano, anche laddove i livelli di raccolta differenziata siano alti, questo non garantisce un adeguata destinazione delle differenti parti così come un loro regolare smaltimento. La mancanza di un sistema integrato è uno dei problemi più rilevanti relativi al ciclo del prodotto, un ciclo di vita che dovrebbe essere accompagnato ‘dalla culla alla culla’. Sembrano parlar chiaro in questo senso le normative dell’Unione europea che regolano in dettaglio soprattutto lo smaltimento di rifiuti, speciali, tossici, altamente inquinanti, basti pensare che per riportare un terreno inquinato da rifiuti tossici ad un livello ‘vergine’ non sono sufficienti 70 anni. Questo nuovo sistema integra le moderne tecnologie di trattamento e valorizzazione con un metodo avanzato di raccolta differenziata, gli obiettivi strategici sono: diminuire il volume dei rifiuti destinati alla discarica fino al 6% nell’arco di 5 anni; diminuire i costi a carico della collettività; valorizzare i rifiuti immettendo sul mercato materie prime e seconde ed energia rinnovabile con impianti di generazione energetica ‘green’ ovvero senza infrastrutture come centrali e gassificatori di grande impatto ambientale; incrementare la competitività dei settori industriali, in riferimento all’assetto internazionale dei loro indotti. Il secondo obiettivo sembra quello più importante in tema di ‘green economy’, in quanto è stato messo a punto un trigeneratore energetico che sfrutta direttamente il biogas naturalmente prodotto dai rifiuti organici per fornire energia termica in grado di riscaldare e raffreddare. Perciò l’innovativo fronte dello sviluppo si basa su sistemi di trasformazione e produzione energetica alternativi a quelli fin qui usati e abusati, il caso italiano ne è un esempio eclatante.
Questo percorso virtuoso si pone inoltre come gestione alternativa e parallela a quella del traffico illegale di rifiuti. Negli ultimi decenni numerose inchieste italiane coordinate all’Europol hanno messo in luce uno sfruttamento sistematico e globalizzato di rifiuti di ogni specie ad opera della criminalità organizzata. Il Centro Studi D.E.I. Con la cooperazione interistituzionale di cui si avvale sembra un esempio di apertura verso nuove dinamiche, virtuose e rispettose del cittadino e dell’ambiente, portate avanti con grande coraggio, poiché applicate al caso del Sud Italia: regioni da tempo sotto scacco delle mafie per la gestione dei settori produttivi e delle attività illegali a questi connesse. Il metodo ‘Argentalia’ rappresenta un punto di rottura fragoroso con il passato e un’iniziativa di ricerca partita dalla terra calabrese, con un grande potenziale ambientale, in ambiti da sempre appannaggio della ndrangheta. I nuovi sistemi introdotti dalla ricerca tecnico-scientifica in tema ambientale sono in grado di rispondere alla forte esigenza di riconversione etica di molte imprese e multinazionali italiane, ad esempio nel campo del sistema industriale, edilizio, del movimento terra e di demolizione, di gestione urbanistica della cementificazione, dell’organizzazione e trattamento dei rifiuti e, in fine, della gestione delle crisi ambientali e di salute pubblica che ne conseguono. Proprio la corruzione di questi settori ha significato per l’Italia una degenerazione catastrofica, coinvolgendo i principali attori italiani nelle inchieste che fin dal 1990 hanno evidenziato e analizzato i meccanismi illegali di sfruttamento delle risorse nazionali e transnazionali ad opera di cartelli criminali.
Nel 2004, ad esempio, è emerso il coinvolgimento di due importanti aziende, la Ireos group (laboratori) e la Elciter , l’inchiesta portata avanti dai carabinieri del nucleo tutela ambientale, le ha viste fornire false certificazioni e analisi e nel trasporto di stock di rifiuti altamente inquinanti che venivano così smaltiti in discariche come semplice spazzatura. In questo caso i laboratori fornivano analisi false mentre la Elciter pensava a fornire camion per il trasporto. L’inchiesta ha riguardato tutto il Nord Italia. La Ireos S.p.a. è stata, inoltre, coinvolta nelle recenti vicende di Savona relative al gruppo Demont, per gare di appalto false, falsi piani regolatori per speculazioni edilizie e tratta umana di operai extracomunitari.
Perciò questo cancro del mercato illegale sotterraneo e sommerso dovrebbe essere sempre più soppiantato dagli esempi di percorsi virtuosi che, al massimo profitto nel breve periodo, preferiscono la valorizzazione etica e la distribuzione dei benefici nel lungo periodo, come risultato di una gestione decorosa ed efficacie delle risorse che ci circondano, per redistribuire così i vantaggi alla collettività di riferimento, secondo quel principio di sussidiarietà territoriale che vede una gestione multi-livello e multi-forze a competenza locale. Riusciremo, così, aprendo le nostre prospettive al futuro e attraverso esempi virtuosi di valorizzazione delle nostre risorse a rialzare finalmente la testa e godere dell’ambiente in cui viviamo in modo sano.
Eva Del Bufalo